Abruzzo, Marsilio riduce a un fazzoletto la riserva di Borsacchio: taglia mille ettari per nuove costruzioni. Il no di Sangiuliano

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PESCARA – Un clamoroso testacoda a destra, a cinque giorni dalle elezioni in Abruzzo. Il governo (seppure tramite funzionari, non politici) cassa quanto la giunta dell’iper meloniano Marco Marsilio benedice. Nel mirino del ministero della Cultura, guidato da Gennaro Sangiuliano, è finita la legge regionale sulla riserva del Borsacchio. Polmone verde del Teramano che notte tempo, a ridosso di Capodanno, è stato ridotto all’osso: via la tutela su oltre 1.000 ettari di spiaggia e colline, resterebbero protetti appena 25, miseri, ettari. Un fazzoletto sul bagnasciuga.

La manovra di Marsilio – spericolata anche dal punto di vista dell’iter: l’emendamento spuntò nella legge di bilancio regionale il 29 dicembre, alle 2 di notte – era già finita nella campagna elettorale. Biasimata da Elly Schlein e da Giuseppe Conte, come dal candidato governatore del campo larghissimo, Luciano D’Amico. Bersagliata di critiche da una ridda di sigle, dal Wwf agli ambientalisti ai residenti, perché sdoganerebbe, questa è l’accusa dei critici, una colossale speculazione cementizia in uno dei pochi luoghi ancora incontaminati della costa abruzzese, una successione di dune e calanchi, 120 specie, molte rare e dunque protette. “I territori oggi tutelati – spiegavano a gennaio i promotori di una raccolta firme che ha già macinato migliaia di sottoscrizioni – diverrebbero aperti agli interventi edilizi e ai fucili”.

Delle polemiche e delle tante contrarietà si sapeva. La novità è che l’ufficio legislativo del ministero della Cultura, che per legge deve esprimersi entro 60 giorni dalla pubblicazione della norma sul bollettino regionale, ha riscontrato quello che tanti sospettavano: una sfilza di violazioni costituzionali. La notizia è grossa e scuote l’ultimo scampolo di campagna elettorale. L’ha pubblicata stamattina AbruzzoWeb e ora tutti i siti locali ne parlano. L’Huffington Post ha sintetizzato le osservazioni dei tecnici del ministero di Sangiuliano, che non lasciano molti margini di interpretazione: viene meno “la tutela paesaggistica, imposta ex lege…. dal Codice di tutela dei parchi e del paesaggio”. Secondo tarlo: è stato violato il procedimento “previsto dalla legge quadro sulle aree protette”, che prevede il coinvolgimento di tutti gli enti locali interessati, a cominciare dalla Provincia di Teramo e dal comune di Roseto degli Abruzzi, fortemente contrario a questa manovra in odore di speculazione e scavalcato a piè pari dalla Regione di Marsilio. Terzo: mentre la riserva protetta viene ridotta del 98%, vengono consentiti “interventi straordinari di ampliamento” in deroga a regolamenti e piani urbanistici comunali. Con un parere così, il governo sembrerebbe non avere alternative: tocca procedere con l’impugnazione. Ma è difficile che accada, almeno entro domenica.

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