Lo psichiatra Vincenzo Villari: “Subito crisi d’astinenza: ecco perché il crack intrappola chi lo consuma”

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«Il crack ha conseguenze gravissime e fa cadere chi lo assume in una prigione da cui non riesce a uscire. Dà una fortissima dipendenza: il rischio è di sottovalutare il crack, di pensare di potere smettere quando si vuole, invece non è assolutamente così. E da soli non ce la si fa». Dopo l’operazione che ha portato alla scoperta di una casa del crack dove ragazze dipendenti dalla droga si prostituivano per una dose, Vincenzo Villari, direttore della psichiatria delle Molinette, spiega come questo stupefacente sia devastante e perché chi lo assume resti invischiato.

Dottor Villari, perché chi fa uso di crack è disposto a tutto pur di averlo?

«Perché quel tipo di stupefacente ha una spiccatissima capacità di indurre dipendenza e quindi di fare avvertire, in maniera molto forte, il sintomo della carenza che si chiama craving, il desiderio di assumere una nuova dose. Siccome è una droga che ha un’altra caratteristica, quella della grande velocità, l’inizio dell’effetto è estremamente rapido. Altrettanto la fine. Quindi la carenza arriva in fretta».

Quando si entra in crisi?

«Quando, con la carenza, si avverte un forte senso di malessere, mentre la fase immediatamente precedente è quella del grande benessere e dell’euforia. Ecco perché si va in crisi in fretta: quando va via quel senso di benessere arrivano l’angoscia, la depressione e un forte senso di mancanza, il craving appunto: quel desiderio compulsivo e invincibile di assumere droga di nuovo».

È quindi vero che è molto difficile smettere di usare il crack?

«Sì, sicuramente. Questo vale per tutte le dipendenze ma ce ne sono alcune più rischiose di altre. Occorre tenere conto però non solo delle caratteristiche della sostanza ma anche di quelle della persona. Ci sono individui con caratteristiche di personalità o disturbi che rendono più forte questa dipendenza ed è molto più difficile uscirne. Una cosa è certa: non la si supera da soli. Bisogna avere il coraggio e l’umiltà di chiedere aiuto».

A chi si può chiederlo?

«Ai Serd; e, quando c’è altro malessere, ai servizi di salute mentale».

Perchè il crack è molto usato dai giovani?

«In generale, riguardo ai giovani, l’uso delle sostanze è una vera e propria epidemia. E il grande pericolo è determinato dal fatto che all’inizio queste non vengono percepite come pericoli. I ragazzi sottovalutano i rischi connessi e pensano che l’uso sia sempre e solo volontario. Non è cosi, ahimè: la droga, il crack, invadono la vita e diventano l’attività prevalente della vita di una persona. Invadono la persona e il suo pensiero, e spesso sono premessa di comportamenti criminali. È importante spiegare ai ragazzi una cosa».

Cosa?

«Che da una vera e propria dipendenza, dalle droghe a internet, non si esce con la forza di volontà, ma con l’aiuto professionale. I ragazzi e le persone dipendenti tendono a sottovalutare questo fatto. Non si smette mai “quando si vuole”. È solo un’illusione pensare che non si tratti di una cosa grave. La dipendenza è una condizione di distruttività che può portare a punti estremi. Bisogna, sempre, chiedere aiuto».

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