I K9, soldati a quattro zampe che precedono gli uomini nei tunnel sotterranei di Gaza

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La telecamera ondeggia mentre esplora il lungo tunnel, con un movimento ritmico che indica l’autore delle riprese: un cane da combattimento, addestrato a penetrare nei cunicoli di Hamas. I manuali dell’esercito israeliano prevedono che i primi a entrare nelle gallerie siano i robot e solo in seconda istanza si ricorra agli incursori a quattro zampe. Ma nella battaglia di Gaza tutte le regole sono state stravolte e nella ferocia dei combattimenti c’è stata una conferma: l’intuito animale resta più efficace dell’intelligenza artificiale. Soprattutto quando bisogna espugnare le catacombe jihadiste, affrontando quella che un reduce ha definito «una sfida nell’ignoto». Non solo i cani riescono a orientarsi nell’oscurità, ma in più fiutano le trappole esplosive nascoste dietro le porte e, in caso di cattivi incontri, azzannano qualsiasi avversario.

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Nel terzo millennio i K9 – chiamati così per l’assonanza con l’inglese “canine” – sono diventati i protagonisti delle operazioni speciali: quando c’è una situazione pericolosa, sono i primi a gettarsi nella mischia. È accaduto nel raid che ha portato all’uccisione di Osama Bin Laden: assieme ai Navy Seals c’era Cairo, incaricato di stanare mine e ordigni. Nell’avanguardia del blitz contro il leader dell’Isis Al Baghdadi invece c’era Conan, che è stato ferito: Donald Trump lo ha voluto alla Casa Bianca e gli ha dato una medaglia.

L’offensiva terrestre contro Gaza ha visto un impegno massiccio dei K9, onnipresenti negli assalti tra le case: ce n’era uno in ogni reparto scagliato contro i capisaldi di Hamas. Sono stati filmati nel mezzo della notte mentre salgono di corsa rampe di scale, illuminandole con un faro piazzato sul dorso in modo da sventare le imboscate. O mentre girano nell’ospedale di al Shifa fiutando le pareti per scoprire i passaggi segreti. Ma soprattutto sono imbattibili nel dare l’allarme sulle trappole al tritolo: Denver ne ha individuata una sotto una vettura, parcheggiata accanto all’ospedale Rantisi. Mido, Taiga, Jack e Gandhi invece sono morti, dilaniati dalle bombe nascoste negli appartamenti.

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Israele è stato uno dei primi Paesi in assoluto a creare un’unità di cani combattenti: la Oketz – “Pungiglione” – è stata formata nel 1971 proprio per sfruttare le loro doti nelle operazioni urbane. Ognuno ha una preparazione specifica – immobilizzare i nemici, trovare gli ordigni, localizzare i dispersi – ma quelli destinati a esplorare le gallerie devono sapere svolgere tutti i compiti. Lo hanno dimostrato nelle ore drammatiche del 7 ottobre, quando alcuni uomini della Oketz sono corsi con i loro cani nei kibbutz aggrediti da Hamas: hanno contribuito a salvare duecento persone e uccidere dieci jihadisti.

Nauru è stato mandato in avanscoperta per individuare il nascondiglio dei terroristi: lo ha trovato, ma è stato ucciso nella sparatoria. È stato sepolto con una cerimonia solenne nel comando della Oketz, dove c’è un sacrario per i K9 caduti in azione. Anche i sentimenti però vanno tenuti al guinzaglio: «Nonostante la tristezza – ha sottolineato un ex ufficiale dell’unità -, c’è una separazione totale e ogni soldato ne deve essere consapevole: la missione del cane è dare un vantaggio all’uomo, non viceversa».

Sono tutti pastori belgi, i Malinois, che hanno soppiantato i pastori tedeschi: più piccoli e agili dei cani lupo, ma abbastanza grandi da atterrare un uomo. Israele li acquista dagli allevamenti della polizia tedesca o olandese, all’età di due anni: il prezzo è intorno ai 10 mila euro. Dopo un periodo iniziale, c’è la prima selezione: «Se si mostrano apatici – ha spiegato un istruttore -, troppo smaniosi per il cibo o tendono a inseguire i gatti, non sono idonei. È necessario che siano coraggiosi e abbiano delle doti. Il loro istinto viene sviluppato con oggetti da azzannare fatti di stracci, inseguendo la palla e con tanto movimento». Tutto gli viene presentato come un gioco, in cui non ci sono ricompense se non il plauso del maestro. Poi proseguono per almeno un altro anno nella formazione specializzata: attacco alle persone, ricerca di esplosivi, ricognizione dei tunnel.

Quelli delle teste di cuoio imparano a calarsi dall’elicottero agganciati a una fune o a lanciarsi con il paracadute. Dispongono di un equipaggiamento completo: maschere protettive, giubbotto antiproiettile, coprizampe anti-taglio, radio collegata in cuffia con il loro operatore. Sin dalla scuola, uomo e cane stanno sempre insieme: inseparabili pure di notte, dormono in caserma o nell’abitazione del militare. Un legame che dura per la vita: quando vanno in pensione, vengono adottati dal loro compagno umano. Perché i soldati sanno che il commilitone canino non li tradirà mai, neppure nel mezzo delle bombe: almeno tre K9 hanno perso le zampe a Gaza, tranciate dalle mine.

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