Nel paese dell’insospettabile prestanome di Messina Denaro: “Era stato sospeso dall’albo ma qui l’hanno promosso”

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Limbiate (Monza e Brianza) — Al bar dove andava spesso, a due passi dal Comune, lo ricordano così: «Entrava, chiedeva il caffè e poi “grazie e arrivederci”». Nient’altro. Per molti era l’insospettabile della scrivania accanto. L’architetto sospeso (e forse qui qualche dubbio poteva sorgere) che gestiva progetti pubblici. Uno di quelli che sapeva mettere in pratica una massima nota a chi viene da certe latitudini: la miglior parola è quella che non si dice. Oppure, per citare un proverbio bene in vista sulla sua pagina Facebook: «Chi non si fa gli affari suoi, con la lanterna va cercando guai».

Davanti al municipio di Limbiate, 35 mila abitanti in Brianza, sventolano le bandiere dell’Europa, dell’Italia e della Lombardia. Ma da qui s’intravede un pezzo di Sicilia. Per entrare si percorre una passerella ornata dai fiori. Ingresso sbarrato, il sindaco non riceve. Negli uffici, incontri e riunioni. Dall’uscita secondaria i dipendenti vanno in pausa pranzo e qualcuno cede alle domande. Conoscevate Massimo Gentile? «Ma certo, era un mio collega – dice un’impiegata – . Ho scoperto tutto stamattina in ufficio, quando ho acceso il computer e ho visto le notizie». E com’era? I superlativi si sprecano: «Dedito al lavoro, bravissimo, tranquillissimo». Un’altra funzionaria: «Nessuno poteva immaginare…Siamo un po’ sconvolti».

Una vita in apparenza come tante, quella del prestanome di Matteo Messina Denaro. Moglie insegnante, figli piccoli. L’hanno preso in un condominio color rosa pallido, circondato da palazzi tutti uguali alla fine di una strada asfaltata, in una frazione a dieci minuti di macchina dall’ufficio. Qui, ieri mattina all’alba, i vicini hanno visto i lampeggianti. Ora, quando si suona al citofono, una tenda si discosta appena. E un’utilitaria guidata da una donna dal viso coperto col cappuccio sgomma via. Le visite non sono gradite.

Da dov’è sbucato questo siciliano di Erice, nel Trapanese, classe 1972, un lungo curriculum pubblicato sul sito del Comune, tanti post sui social per far vedere come vanno avanti le opere? Su Facebook mostra l’avanzamento della rotonda di via Lombardia, la riqualificazione della pista di atletica, i cantieri terminati per la scuola, «altro progetto finanziato con Pnrr». Firmato: Massimo Gentile, «architetto lavori pubblici Limbiate». Assunto nel 2019 come semplice istruttore tecnico «categoria C», diventato «responsabile» nel 2021 con disposizione dirigenziale e compiti non proprio di secondo piano (come la «gestione del personale e delle risorse finanziarie»). A inizio 2024 passa pure la selezione per un posto a Turate (Como): «Per noi era idoneo ma poi non ha accettato», ricorda il sindaco Alberto Oleari. Eppure nel 2018 era stato escluso da un concorso nel Bresciano. Il motivo è da ricercare nella poco lodevole pagina a lui dedicata sul sito del Consiglio nazionale degli architetti: «Il professionista è attualmente sospeso a seguito della misura disciplinare comminata dal 16/01/2016».

Sospeso. Ma a Limbiate è riuscito a ottenere il posto nel 2019. A quanto pare, perché bastava solo il diploma. Ieri, fino a tardo pomeriggio, in Comune c’è stata una riunione fra il sindaco di centrodestra Antonio Romeo, i vertici di maggioranza e opposizione, il segretario comunale. Per forza di cose, verrà fatto un approfondimento su tutti i lavori in cui Gentile era coinvolto anche se il primo cittadino avverte: quella dell’architetto è «una brutta vicenda personale di un dipendente ma non coinvolge in alcun modo il Comune», pronto alla «massima collaborazione per tutti i controlli di rito» ma convinto di aver «sempre lavorato nel rispetto della legalità». Nel paese che ha scoperto di ospitare un fiancheggiatore dell’ex boss più imprendibile, si respira inquietudine: «È una questione che riguarda la comunità – dice Cristina Ursino, capogruppo Pd –. Siamo molto preoccupati».

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