Trent’anni fa l’uccisione di Ilaria Alpi e Milan Hrovatin. Mattarella: “Dare un nome ad assassini e mandanti”

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È domenica 20 marzo 1994, esattamente 30 anni fa, quando Ilaria Alpi viene uccisa a Mogadiscio insieme con il suo operatore Miran Hrovatin: inviati dal Tg3 per documentare la guerra civile somala, vengono freddati nella zona nord della città mentre lavorano a un’inchiesta sui traffici illeciti di armi e rifiuti tossici tra la Somalia e l’Italia.

L’incontro con la Procura di Roma

Dopo una lunga e controversa vicenda, che ha coinvolto commissioni parlamentari, presunti tentativi di depistaggio, incarcerazioni, assoluzioni e richieste d’archiviazione, “la battaglia per la verità va avanti”. È il senso dell’iniziativa organizzata alla Camera da Walter Verini, capogruppo del Partito Democratico in commissione Antimafia.

“Abbiamo chiesto e ottenuto la disponibilità a un incontro dal procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi – annuncia Verini – per fornire tutti i tasselli utili, anzi necessari per sostanziare la richiesta di non archiviare la vicenda: ci sono gli elementi per raggiungere la verità e la giustizia”.

L’appello di Mattarella per la verità

Ad Alpi e Hrovatin ha dedicato il suo ricordo stamattina anche Sergio Mattarella, presidente della Repubblica: “A trent’anni dall’agguato mortale che spezzò le vite di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, il loro ricordo è presente come nei giorni drammatici in cui la terribile notizia da Mogadiscio piombò sul nostro Paese. Erano giornalisti di valore alla ricerca in Somalia di verifiche e riscontri su una pista che avrebbe potuto portare a svelare traffici ignobili”.

Le Medaglie d’oro al Merito Civile, di cui Alpi e Hrovatin sono stati insigniti, prosegue il Presidente, “testimoniano il valore che la Repubblica riconosce alla loro opera. Un prezzo pagato nell’esercizio di un diritto, quello all’informazione, che è un presidio essenziale alla libertà di tutti e un pilastro su cui si regge la vita democratica”.

Il capo dello stato si è unito alla richiesta di ricostruire i fatti di quel venti marzo: “Gli assassini e i mandanti sono ancora senza nome e senza volto dopo indagini, depistaggi, ritrattazioni, processi finiti nel nulla. È una ferita che riguarda l’intera società. Le Istituzioni sanno che non ci si può mai arrendere nella ricerca della verità”.

Il messaggio di Mattarella si è chiuso con un monito contro i limiti alla libertà di stampa: “Il valore dell’autonomia della stampa libera è sotto attacco in tante parti del mondo. Molti giornalisti pagano con la vita la loro indipendenza dai poteri, la loro ricerca di verità. Il ricordo di Alpi e Hrovatin suona anche impegno, a rimuovere gli ostacoli alla libertà di informazione, ovunque si manifestino”.

Le iniziative per l’anniversario

Verini e le associazioni che appoggiano la ricerca della verità sull’assassinio di Alpi e Hrovatin – il cartello Noi non archiviamo, la Federaziona Nazionale della Stampa Italiana, Usigrai, l’Ordine dei giornalisti del Lazio, Articolo 21 – hanno ricordato l’approvazione, qualche giorno fa, di un atto del Parlamento Europeo che tutela il servizio pubblico e il giornalismo di inchiesta: “E’ un modo per onorare la memoria di Ilaria e di tutti i giornalisti, da Daphne Caruana Galizia a Anna Politkovskaja, che in questa missione hanno perso la vita”.

Tra le tante iniziative, da Trieste a Napoli a Latina, da Ronchi dei Legionari a Parma, dedicati al trentennale dell’omicidio Alpi-Hrovatin, oggi al liceo Tito Lucrezio Caro di Roma viene presentato un murales dedicato a Ilaria – che lì si diplomò nel 1980 – e a Miran.

Mariangela Graimer, portavoce del cartello “Noi non archiviamo”, ha citato il “capro espiatorio” Hashi Omar Hassan, il cittadino somalo condannato fino in Cassazione per l’omicidio di Alpi e Hrovatin, poi assolto dopo sedici anni di detenzione e ucciso nel 2022 da una bomba. “Siamo in grado di fornire alla procura i pezzi mancanti, se non ci bloccano anche questa volta”, promette.

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