“Alla signora un lavoro come domestica…”, i mazzetti di 50 euro e i buoni pasto: così a Bari venivano reclutati gli ‘elettori bisognosi’

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“Ci hanno contattati sul cellulare da un numero privato e invitati a recarci al comitato elettorale Lella-Maurodinoia, lì ci hanno detto di votare Lella al Comune e Maurodinoia alla Regione. Dopo le elezioni siamo tornati nello stesso posto e ci hanno consegnato 50 euro ciascuno”: sono semplici quanto simili i racconti di alcuni elettori di Grumo Appula che nel settembre 2020 sarebbero stati pagati per attribuire le preferenze a determinati candidati.

Nicola Lella in quella tornata è stato eletto consigliere comunale (e poi nominato assessore, da ieri è in carcere), Anita Maurodinoia consigliera regionale (poi entrata nella giunta di Michele Emiliano, è indagata). I nomi degli elettori — è stato ricostruito — erano raccolti in un database (“i soldi spettavano soltanto se stavi in elenco”), così come è accaduto l’anno successivo a Triggiano, dove le liste e le copie dei documenti di identità dei cittadini corrotti sono state trovate dai carabinieri in un cassonetto a San Giorgio.

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Il regista delle operazioni sarebbe stato in entrambi i casi Sandro Cataldo, marito di Maurodinoia, talmente bravo nel piazzare i propri candidati nei Comuni che dopo le elezioni amministrative a Triggiano, nel 2021, lo stesso governatore Emiliano e i collaboratori del suo staff lo avevano riempito di complimenti.

Tra loro un avvocato che gli diceva: “Avete fatto finta di fare le elezioni, in pratica”. E Sandrino, orgoglioso: “Ho preso sei o sette consiglieri su 11”.

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Gli elettori poco abbienti

Venivano scelti appositamente da chi doveva comprarne i voti — hanno ricostruito i pm Claudio Pinto e Savina Toscani — perché erano più facili da convincere. A Grumo Appula, dei 59 ascoltati come testimoni dai carabinieri, 32 sono poi diventati indagati, perché è emersa “la piena consapevolezza del patto corruttivo sottoscritto”.

C’era chi si accontentava dei 50 euro e chi “ha chiesto il buono pasto”, chi puntava in alto con la richiesta di un’occupazione: “Ti dà il voto soltanto se viene aiutata”, scriveva in un messaggio un collaboratore a Lella. Che per un’altra sollecitava “un lavoro come domestica o badante”. Una terza signora, ancora, metteva a disposizione un intero pacchetto di voti: “Dice che può coinvolgere una cinquantina di persone”.

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I pregiudicati

Sarebbero stati interpellati sia a Grumo sia a Triggiano, ma nella veste di portatori di voti individuali. In questa inchiesta non è contestato il coinvolgimento della criminalità organizzata, a differenza di quanto accaduto in quella che a febbraio ha portato alla luce i presunti accordi di Giacomo Olivieri con persone legate ai clan per fare eleggere la moglie al Comune di Bari.

I nomi dei pregiudicati sono stati trovati su fogli sequestrati in casa di Lella nell’agosto 2021, dopo l’arresto per corruzione avvenuto mentre un imprenditore gli consegnava una tangente da 5mila euro. In elenco c’erano tre pluripregiudicati e sei pregiudicati di Grumo, quattro persone già indagate per corruzione elettorale, soggetti vicini ai clan Parisi e Diomede di Bari, persino qualcuno agli arresti domiciliari.

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Le elezioni falsate

Per la Procura una così massiccia compravendita di voti avrebbe influenzato i risultati elettorali: Michele Antonio Minenna (sostenuto da Lella e non indagato) è stato eletto sindaco grazie ad appena 179 voti in più rispetto allo sfidante Francesco Rutigliano, che nei giorni precedenti al voto aveva denunciato pubblicamente i brogli.

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Anche a Triggiano il sindaco Antonio Donatelli (agli arresti domiciliari) era consapevole del peso dei voti comprati da Sandro Cataldo e dai suoi uomini, tanto che a elezione avvenuta gli diceva: “Hai preso 2.500 voti”, con i consiglieri che aveva sostenuto. Una cifra talmente alta da consentirgli di interferire nella composizione della giunta comunale, mettendo dentro anche il suo uomo Vito Perrelli come componente esterno.

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