Il miracolo elettorale della Roma-Pescara: i fondi stralciati da Meloni e Salvini rispuntano a dieci giorni dal voto in Abruzzo

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Un’ora e venti in meno, per andare in treno da Roma a Pescara. Più vicini di ottanta minuti, più veloci i contatti con la capitale. Questa la promessa, lunga ventidue anni.

Prima delibera per il raddoppio della linea ferroviaria tra Lazio e Abruzzo: settembre 2002. Progressi fatti ad oggi: zero.

Il Pnrr scritto da Mario Draghi aveva regalato un barlume di speranza: 620,17 milioni stanziati per l’opera, un’enormità, abbastanza da crederci davvero. Poi nulla: a luglio 2023 il governo Meloni quei soldi decide di riprenderseli, stralciarli, destinarli ad altro. Tempi troppo lunghi, spiega il ministro Raffaele Fitto, non ce la facciamo, troveremo altri fondi. E così di nuovo tutto fermo, fino a oggi.

Non un giorno qualsiasi, oggi: il 10 marzo si vota in Abruzzo, FdI con Marco Marsilio si gioca la riconferma alla presidenza della Regione. Ed ecco che il governo trova le risorse, le stanzia, le aumenta. Nulla di sorprendente, sia chiaro, le fiammate pre-elettorali sono storia vecchia come il mondo. E nel piccolo Abruzzo, la Roma-Pescara è il jolly che la destra si gioca (e si contende): Giorgia Meloni l’annuncia, Matteo Salvini la rivendica.

Arrivano 720 milioni, nientedimeno. Data d’inizio lavori: si vedrà. Data di fine lavori: chissà.

La corsa elettorale sulla Roma-Pescara

Giorgia Meloni oggi presiede il Cipess, il comitato interministeriale per la programmazione economica, e questo è fatto raro, di per sé – Repubblica l’ha anticipato qualche giorno fa – è già una notizia. Vuol dire che ci mette il cappello, pianta la bandierina elettorale, con al suo fianco al tavolo di Palazzo Chigi il fedelissimo Marsilio, presidente abruzzese che dopo la sconfitta della destra in Sardegna teme di vedersi strappare la Regione dal centrosinistra. Lui può contare sull’aiuto della premier. I nuovi soldi per la Roma-Pescara vengono dal Fondo di coesione e sviluppo, gestito da un altro super-meloniano, il ministro Fitto. Era stato lui, come detto, a stralciare “con coraggio” l’opera dal Pnrr, perché “non si sarebbe potuta concludere”, ma la presidente del Consiglio già un mese fa dall’Aquila annunciava agli abruzzesi di aver trovato fondi alternativi: “Il raddoppio della linea ferroviaria si farà”. Martedì la leader della destra sarà a Pescara per rivendicare in un comizio la promessa mantenuta.

Matteo Salvini oggi da Palazzo Chigi si tiene lontano, è impegnato in un sopralluogo a un cantiere a San Benedetto Po, nella provincia di Mantova. Ma la Lega c’è, con il sottosegretario Alessandro Morelli. E non ha alcuna intenzione di lasciare alla premier tutta la scena (e i voti). E così con una nota diramata alle agenzie di stampa a riunione del Cipess in corso il partito di Salvini fa sapere che i 720 milioni trovati per l’Abruzzo erano di competenza del ministero delle infrastrutture e dei trasporti (il sottotesto: di Salvini, mica di Raffaele Fitto). E sabato il vicepremier sarà ad Avezzano, per rivendicare l’opera ferroviaria e rilanciare sulle autostrade, sbandierando che l’A24 Roma-Teramo “per sette anni non avrà aumenti di pedaggio e avrà più manutenzione”.

Che la promessa del treno veloce basti a convincere gli abruzzesi, si vedrà tra dieci giorni. Nel 2002 leggevano della prima delibera. Nel 2008 Rete ferroviaria italiana presentava al ministero il progetto preliminare. Nel 2016 la tratta Chieti-Pescara veniva inserita in un “Patto per l’Abruzzo”. Nel 2020 veniva studiato il potenziamento della Pescara-Roma. Nel 2021 l’opera accedeva ai fondi del Pnrr. Nel 2023 veniva stralciata dal Pnrr. Nel 2024, nel mese elettorale, l’opera viene rifinanziata. Le aspettative, dopo ventidue anni, sono ancora le stesse, aver fiducia è molto più complicato.

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