Cina valuta rilascio riserve, giù prezzi del greggio

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 La Cina lavora al rilascio delle sue riserve strategiche di petrolio e contribuisce a far scivolare i prezzi del greggio ai minimi degli ultimi sei mesi. La mossa, già fatta nei mesi scorsi per contenere il rialzo di materie prime e commodity, non è chiaro se sia da legare alla richiesta fatta dal presidente americano Joe Biden all’omologo Xi Jinping durante il summit virtuale tenuto all’inizio della settimana. Secondo l’ipotesi riportata dal South China Morning Post, infatti, gli Stati Uniti hanno proposto a Pechino un’azione congiunta sul greggio come parte delle discussioni a tutto tondo sulla cooperazione economica. “Stiamo lavorando sul loro rilascio. E per qualsiasi dettaglio relativo, pubblicheremo una dichiarazione sul nostro sito Web”, ha detto una portavoce della National Food and Strategic Reserve Administration cinese, nel resoconto dei media locali.

L’amministrazione Biden è sottoposta alle crescenti pressioni interne dopo la recente impennata dell’inflazione, balzata a ottobre al 6,2% con il maggiore rialzo accusato dal 1990. Gli Usa hanno le maggiori riserve strategiche al mondo, pari a 727 milioni di barili, contro i circa 200 milioni attribuiti alla Cina. L’azione americana, tuttavia, ha avuto un raggio ancora più ampio dopo che il cartello dell’Opec e i suoi alleati hanno respinto le pressioni di Washington per un incremento della produzione. L’Agenzia internazionale per l’energia (Iea) e l’Opec hanno affermato nelle ultime settimane che nei prossimi mesi sarà disponibile più offerta, ma il proposto rilascio di riserve rappresenta una sfida senza precedenti per il cartello dei Paesi produttori perché coinvolge il loro principale importatore, la Cina.

Oltre a Pechino, le stesse sollecitazioni sono state fatte ai principali Paesi consumatori a livello mondiale, come Giappone, Corea del Sud e India, tra le esigenze di frenare i prezzi del greggio e sostenere l’economia ancora alle prese con le difficoltà della pandemia del Covid-19. Un funzionario del ministero dell’Industria nipponico ha ammesso la richiesta americana di cooperazione, precisando – secondo i media locali – che per legge, Tokyo non può usare le riserve per abbassare i prezzi. Seul ha chiarito che il governo sudcoreano sta valutando la possibilità di liberare parte delle sue riserve strategiche. “Stiamo esaminando la questione coi ministeri competenti”, ha affermato un funzionario citato in forma anonima dalla Yonhap, secondo cui sarà presa una decisione “nel mentre osserviamo i movimenti di altri Paesi che hanno ricevuto le stesse richieste”.

A fine agosto, Seul aveva circa 98 milioni di barili di riserve strategiche di petrolio, sufficienti per ‘resistere’ 106 giorni senza l’importazione di greggio. Il petrolio, intanto, è scivolato ai minimi degli ultimi sei mesi a New York nella girandola di indiscrezioni e di conferme sul possibile uso delle riserve strategiche da parte della Cina e sul pressing attivato da Biden per un’azione coordinata e mirata a raffreddare le tensioni sui prezzi dell’energia. Le quotazioni, nel primo pomeriggio di New York, hanno visto il barile scendere prima a 77,08 dollari al barile, per recuperare poi fino a quota 78,40.

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