Decarbonizzare l’industria del cemento, strategia di Federbeton

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(ANSA) – ROMA, 16 SET – “La filiera del cemento e del calcestruzzo vuole essere uno dei protagonisti della transizione ecologica”, dice il presidente di Federbeton, Roberto Callieri, presentando la strategia di decarbonizzazione dell’industria del cemento e del calcestruzzo. “Per affrontare la sfida della decarbonizzazione, le imprese si sono dotate di una strategia che, da qui al 2050, prevede investimenti per un totale di 4,2 miliardi di euro, oltre agli extra-costi operativi pari a circa 1,4 miliardi annui”, spiega. E avverte: “Solo con adeguati e immediati strumenti di supporto si potrà impedire il depauperamento del tessuto industriale, preservare la competitività della filiera e scongiurare la delocalizzazione delle emissioni. Non da ultimo, occorre condividere una nuova cultura ambientale, basata sul dialogo e non più sulla contrapposizione preconcetta a qualsiasi scelta dell’industria”.
    Federbeton ha elaborato la “Strategia per la decarbonizzazione” per il settore con il supporto degli esperti di Kpmg Advisory sui temi della sostenibilità. Il piano – spiega una nota – , sulla base di analisi di scenario, contiene l’approccio di Federbeton alla transizione ecologica e gli obiettivi da raggiungere entro il 2030 e il 2050, ipotizzando una serie di azioni per raggiungere la carbon neutrality nel 2050, così come previsto dagli obiettivi europei.
    Agli investimenti, (anche, tra l’altro, per utilizzo di combustibili alternativi in sostituzione di quelli fossili; ricorso a energia rinnovabile ed efficientamento energetico; riduzione del rapporto clinker-cemento; implementazione di tecnologie Carbon Capture; approvvigionamento locale e trasporti green; Ottimizzazione della quantità di calcestruzzo nelle costruzioni) si aggiungono 1.4 milioni di euro annui di extra-costi operativi Per Federbeton “è necessario il supporto delle istituzioni e un contesto economico e culturale favorevole. Senza adeguate e immediate misure di sostegno – avverte – l’industria è concretamente a rischio”. (ANSA).
   

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