Fim, aumentano metalmeccanici coinvolti nelle crisi, sono 83.600

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Aumentano i lavoratori colpiti dalle crisi del settore metalmeccanico nel primo semestre del 2023, sono oltre 80 mila e lavorano in 717 aziende. Il report della Fim Cisl sulle crisi aziendali indicano che sono 83.671 i metalmeccanici coinvolti al 31 giugno, 22.890 in più rispetto al 31 dicembre scorso.
    Automotive, elettrodomestico, siderurgia e telecomunicazioni sono i settori più colpiti. In molti di questi, in particolare quello dell’auto, che coinvolge oltre 256 mila lavoratori diretti, pesa, secondo il rapporto, “la mancanza di politiche industriali per la gestione della transizione green ed energetica”, si legge nel rapporto che vede nel Paese il “maggiore ritardo in Europa”.
    All’origine delle crisi aziendali ci sono anche sofferenze finanziarie, nel caso di 8.630 lavoratori, e la carenza di materie prime che riguarda aziende con 8.440 lavoratori. Resta, secondo l’analisi della Fim, sostanzialmente immutato il quadro delle “crisi storiche” presenti al ministero delle Imprese con oltre 50 tavoli a partire da grandi aziende come Blutec, Firema, Jsw Piombino ex-Lucchini e Jabil ex-Ilva “per le quali da anni stentano a decollare piani di reindustrializzazione concreti”.
    “Serve una politica industriale che governi e sostenga imprese e lavoratori più coinvolti nelle transizioni. Al governo continuiamo a chiedere atti e piani concordati che diano certezze e segnino il rilancio possibile di aziende e filiere”, dichiara il segretario generale della Fim, Roberto Benaglia, che definisce quello in via di definizione al Mimit con Stellantis “un banco di prova fondamentale”. Per Benaglia “l’industria metalmeccanica mantiene grandi potenzialità e un dinamismo che va accompagnato”.
   

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