Fitch conferma il rating dell’Italia, ma vede la recessione

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Fitch conferma il rating BBB all’Italia e indica per il futuro prospettive stabili nella valutazione del debito del Paese. Ma vede l’arrivo della recessione nel prossimo anno a causa di “una forte decelerazione” della crescita economica dell’Italia a partire dal quarto trimestre per lo shock energetico. Per il 2023 l’agenzia di rating prevede un Pil in contrazione dello 0,4%, meglio del -0,7% previsto in precedenza, ma molto lontano dal +0,6% appena indicato dal governo nella Nadef Le valutazioni di arrivano in un contesto nel quale l’inflazione americana potrà anche aver raggiunto il ‘picco’ inducendo la Fed alla cautela e la recessione in Europa è data per acquisita. Ma nel quale la Bce non dà segnali di volersi fermare: anzi, la presidente Christine Lagarde lascia intendere che potrebbe essere necessario arrivare a tassi restrittivi e anticipare l’addio al Qe. A meno di un mese dal meeting del 15 dicembre, che cadrà a poche ore dalla riunione della Fed, le ‘colombe’ nel Consiglio Bce – dal governatore di Bankitalia Ignazio Visco al consigliere esecutivo Fabio Panetta – hanno invocato prudenza, dopo che fra luglio e novembre Francoforte ha alzato i tassi di due punti pieni al 2%. Ma il fronte dei ‘falchi’ sembra più numeroso e proprio oggi torna a farsi sentire il presidente della Bundesbank Joachim Nagel: la Bce “farebbe male” a fermarsi adesso sui timori per la crescita e deve iniziare a liberarsi dei titoli di Stato in bilancio “agli inizi del prossimo anno”. La risposta all’inflazione deve essere “risoluta” dice il governatore olandese Klaas Knot. Se sembra più probabile un rialzo da mezzo punto che da tre quarti come a settembre e novembre, la strada della Bce è tracciata stando alle dichiarazioni di Lagarde. “Ci aspettiamo di alzare ulteriormente i tassi, e togliere l’accomodamento monetario potrebbe non essere sufficiente” sono le parole con cui la ex avvocato e donna politica francese ha non solo spento le attese di una pausa invernale, ma accennato alla possibilità che la Bce punti ad arrivare a un livello restrittivo, oltre il 2% considerato da molti ‘neutrale’. La Bce, poi, da mesi ha interrotto gli acquisti di nuovi bond. Ma continua a tenere in bilancio oltre 4.300 miliardi di titoli rinnovando di volta in volta quelli che scadono. Il programma era continuare così almeno per tutto il 2023, ma oggi Lagarde ha fatto capire che l’addio al Qe – ossia la riduzione delle dimensioni del bilancio della Bce – potrebbe essere anticipato: “è opportuno che il bilancio, in modo misurato e prevedibile, sia normalizzato” e “a dicembre definiremo i principi-chiave” per farlo. Nel frattempo quella stessa riduzione sta già avvenendo dopo che Francoforte ha inasprito le condizioni cui le banche si finanziano coi suoi maxi-prestiti Tltro, usati per dare credito all’economia ma anche comprare titoli pubblici: solo oggi, prima finestra temporale dopo la ‘stretta’, le banche hanno così rimborsato anticipatamente 296 miliardi, e le attese di molti sono che il drenaggio di liquidità con la seconda ‘finestra’ a dicembre arriverà a circa mille miliardi, dimezzando il valore dei prestiti Bce a lungo termine. Scarse le reazioni dei mercati, con lo spread attorno a 190 e il Btp tornato sotto il 4% dopo un po’ di volatilità mattutina, nonostante stasera arrivi la revisione del rating italiano di Fitch che già oggi viaggia a BBB (due gradini sopra il ‘junk’) con prospettiva stabile: punti nevralgici le previsioni sul debito e deficit (Fitch chiedeva un consolidamento dei conti) e crescita, dove ad ottobre Fitch prevedeva un -0,7% ben distante dal +0,6% della Nadef. Un punto di forza, invece, potrebbe essere lo spread tenuto finora sotto controllo.

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