L’Italia è in coda in Europa negli investimenti in infrastrutture di trasporto con una quota che in un decennio ha oscillato intorno allo 0,4% sul prodotto interno lordo, circa la metà rispetto ai maggiori partner europei come Francia (0,9%), Gran Bretagna (0,8%), Germania (0,7%) e Spagna (0,6%). È quanto emerge da una anticipazione del rapporto “Sussidiarietà e… governo delle infrastrutture”, realizzato dalla Fondazione per la Sussidiarietà, che sarà presentato in autunno.
Dal 2010 al 2020 la Penisola ha speso complessivamente per la costruzione e manutenzione di infrastrutture di trasporto circa 98,3 miliardi di euro.
Molto meno dei maggiori partner europei. Gli investimenti hanno superato i 227 miliardi di euro in Germania, 223 in Francia e 186 in Gran Bretagna. Solo la Spagna ha fatto meno di noi con 90 miliardi di euro.
“Le infrastrutture di cui ha bisogno il Paese devono essere realizzate in modo sostenibile e coinvolgendo i territori e i corpi intermedi che rappresentano la società civile, invece di essere calate dall’alto”, osserva Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, “Il processo di consapevolezza delle popolazioni locali infatti non è una perdita di tempo, ma riguarda la sensibilizzazione a riguardo degli obiettivi di bene comune. Serve, insomma, un approccio sussidiario”.
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