Gli operai: da Del Vecchio un welfare innovativo

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“Nell’agosto del 2014 rientrarono ad Agordo macchinari che l’allora amministratore delegato, Andrea Guerra, licenziato pochi giorni prima, aveva già fatto caricare su una nave diretta in Cina, c’erano ancora le etichette con gli ideogrammi. Del Vecchio aveva ripreso le redini, il clima in azienda cambiò completamente, dal senso di smobilitazione si tornò alla fiducia e all’ottimismo”. Il ricordo è di Paolo Chissalè, storico componente delle Rappresentanze sindacali (Rsu), per 42 anni dipendente di Luxottica, a poche ore dalla scomparsa di Leonardo Del Vecchio, l’uomo che ha dato vita e speranza per decenni all’area montana bellunese.
    Ma di lui i 4.600 dipendenti dello stabilimento di Agordo e le altre centinaia negli altri due stabilimento nel bellunese e trevigiano, più che dell’imprenditore ricordano l’uomo illuminato, tra i primi ad introdurre in azienda contratti di welfare particolarmente vantaggiosi e innovativi per l’epoca.
    Quando ha compiuto 80 anni ha voluto regalare ai dipendenti un pacchetto di 140 mila azioni proprie per un valore di circa 9 milioni di euro. De Vecchio sempre di tasca sua ha pagato le corriere che portano anche oggi gli operai da casa in azienda e viceversa. Regalava le vacanze studio ai figli dei dipendenti, mentre ai più piccoli garantiva l’asilo nido aziendale. Senza contare il bonus spesa per aiutare le famiglie. Aveva poi inventato il ‘patto generazionale’, ovvero 100 dipendenti Luxottica a tre anni dalla pensione potevano chiedere il part time al 50% senza alcuna incidenza sulla pensione, offrendo così ad altrettanti giovani meritevoli un’assunzione a tempo indeterminato.
    “Questo spiega da solo quanto il presidente avesse un occhio particolare per la sua terra e, anche se fisicamente si faceva vedere molto di rado, è come se fosse sempre lì, a girare tra i reparti. Adesso si apre una stagione di incognite – aggiunge Chissalè – e vorrei davvero che i lavoratori oggi attivi nel solo stabilimento di Agordo avessero una visione del futuro come quella che ebbe la mia generazione, perché una preoccupazione da oggi oggettivamente c’è”. Anche l’ex sindaco, Sisto Da Roit, solleva qualche dubbio su futuro. “La sua figura – dice – era una polizza assicurativa, adesso vedere tutto quello che è stato messo in piedi da del Vecchio gestito da altri non contiene la stessa valenza di legame affettivo. C’è un po’ di timore ma credo la società abbia spalle talmente larghe da permetterci di superare questo momento difficile. Ci auguriamo non ci siano riflessi più negativi di quelli che ci aspettiamo”.
    Si vuole comunque ragionare i positivo. “Non posso immaginare – è la posizione di Denise Casanova, segretaria generale della Filctem Cgil di Belluno – che un’azienda strutturata come Luxottica sia legata ai destini di un solo uomo. Luxottica è ormai un colosso che non può non andare avanti senza il suo fondatore”. Gianni Boato, leader della Femca Cisl di Belluno Treviso, non dimentica come Del Vecchio fosse un imprenditore attaccato al Bellunese anche in comparti diversi dall’occhialeria. Non più tardi della primavera scorsa, infatti, partecipò alla cordata veneta, assieme alla Finint di Enrico Marchi, alla Sapa di Luigi Rossi Luciani e alla Za-Fin di Bruno Zago, per salvare Ideal Standard attraverso la sua cessione a Ceramica Dolomite, nel cui capitale i quattro erano entrati.
    La morte di Del Vecchio è quindi uno snodo fondamentale per l’intersa area. Per Lorraine Berton, presidente di Confindustria Belluno, è che la scomparsa del fondatore di Luxottica rappresenti “un passaggio anche psicologico, tra i suoi dipendenti e sull’intero territorio. Un passaggio – prosegue – che dovremo affrontare con la consapevolezza, tuttavia, che i grandi imprenditori qui ci sono. Il Bellunese è un territorio in lutto – conclude – e la speranza è ovviamente che Luxottica non perda mai l’aderenza con la nostra provincia”.
   

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