In Italia quasi due milioni di famiglie in povertà assoluta

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In Italia si registrano sempre più diseguaglianze sociali ed economiche, con il top 10% dei patrimoni italiani che alla fine del 2021 possedeva oltre sei volte la ricchezza della metà più povera della popolazione. Una quota di famiglie in povertà assoluta sul totale che fra il 2005 e il 2021 è “più che raddoppiata”. E ora a causa dell’alta inflazione, una “grave erosione” del potere d’acquisto delle famiglie, fra adeguamenti salariali che non arrivano e con una caduta dei salari reali nei primi 9 mesi dell’anno che ha raggiunto i 6,6 punti percentuali. E’ la fotografia di Diseguitalia, il rapporto che l’organizzazione non governativa Oxfam dedica all’Italia in avvio del Forum di Davos

“La pandemia prima e, ora, la crisi dell’energia, l’aumento dei prezzi – con un tasso dell’inflazione mai così alto da oltre 35 anni – e i nuovi venti recessivi rischiano di esacerbare ulteriormente i divari di lungo corso che caratterizzano il nostro Paese”, avverte Oxfam.

Con quasi due milioni di famiglie in povertà assoluta, in Italia la diseguaglianza dei redditi netti è cresciuta nel 2020 seppure attenuata fortemente dai trasferimenti pubblici emergenziali. Un dato per cui “l’Italia – scrive Oxfam – si colloca tra gli ultimi paesi nell’Ue”. La povertà assoluta, stabile nel 2021 dopo un balzo significativo nel 2020, interessa il 7,5% delle famiglie, un “fenomeno allarmante” che ha visto raddoppiare in 16 anni la quota di famiglie con un livello di spesa insufficiente a garantirsi uno standard di vita minimamente accettabile.

“L’aumento dell’incidenza della povertà è stato attenuato, nell’emergenza, dagli interventi pubblici di supporto alle famiglie, ma le prospettive di arretramento sono forti alla luce dei fattori correnti di rischio per l’economia italiana come gli impatti del conflitto russo-ucraino e la crescita dell’inflazione”, avverte Mikhail Maslennikov, policy advisor su giustizia economica di Oxfam Italia. “Le misure di sostegno alle famiglie devono proseguire ed essere indirizzate meglio verso le famiglie in condizioni di maggior bisogno. È inoltre indispensabile abbandonare il regime transitorio del Reddito di cittadinanza per il 2023, riformando l’unica misura strutturale di contrasto alla povertà di cui disponiamo; come pure stimolare nuovi accordi tra le parti sociali volti a ridefinire celermente sistemi più efficaci di indicizzazione dei salari ai prezzi per fornire protezione adeguata ai gruppi sociali meno abbienti e alle forme di lavoro meno tutelate in settori a bassa retribuzione”.

Lo shock da inflazione, secondo Oxfam, ha determinato un crollo dei salari reali “per oltre 6 milioni di dipendenti privati”. E proprio sulla riduzione delle disuguaglianze la ong ritiene insufficienti le misure del governo: “Se il dilagare del lavoro povero rappresenta una caratteristica strutturale del mercato italiano, destano preoccupazione le iniziative già messe in campo e le intenzioni del nuovo Governo – dice Maslennikov – piuttosto che disincentivare il ricorso a forme di lavoro atipico che intrappolano nella precarietà milioni di lavoratori, il governo allarga le maglie per il lavoro discontinuo e invoca ulteriori interventi di flessibilizzazione. La previsione di un salario minimo non è all’ordine del giorno e gli incentivi all’occupazione – all’insegna del “più assumi, meno paghi” – non sono valutati sotto la lente della qualità e sostenibilità dell’occupazione promossa, lasciando il ruolo per lo sviluppo di una buona occupazione alle convenienze economiche e fiscali delle imprese”. 

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