Inflazione: Centro studi Cub, salari hanno perso circa 10%

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(ANSA) – MILANO, 18 GEN – Nel 2022 i salari e gli stipendi in Italia hanno perso mediamente circa il 10% del loro valore a causa dell’inflazione, e addirittura intorno al 12% se si analizzano i beni di prima necessità, ed è ipotizzabile una perdita simile nel 2023 a meno che non venga reintrodotta la ‘scala mobile’ cioè l’indicizzazione delle retribuzioni. E’ quanto sostiene in un focus il Centro Studi Cub che si basa su dati Istat e di altri centri ricerca.
    I dati certificano che le “spinte inflazionistiche a fine dell’anno scorso erano ancora altissime. L’inflazione media – viene rimarcato – del quarto trimestre (+11,7% in termini tendenziali) ha segnato, addirittura, un’ulteriore decisa accelerazione rispetto ai tre mesi precedenti (+8,4%)”.
    Il rallentamento dell’inflazione a dicembre “è dipeso dai prezzi dei beni energetici (+64,7% da +67,6% di novembre) e dai beni alimentari non lavorati (+9,5% da +11,4%). Di contro, la componente dei beni lavorati è accelerata (+14,9% da +14,3%) a fronte di una sostanziale stabilizzazione di quella degli altri beni (+5,1% da +5,0%). I prezzi dei servizi hanno mostrato complessivamente un dinamismo crescente (+4,1% da +3,8%) con l’eccezione dei trasporti (+6,0 da +6,8%)”.
    A fronte di un’inflazione alta e persistente – osserva il Centro Studi Cub -, si aggrava quindi la perdita del potere d’acquisto di salari, stipendi e pensioni. Secondo “il rapporto Aran” le retribuzioni contrattuali medie annue dei dipendenti pubblici sono cresciute tra il 2013 e fine settembre 2022 del 6,7% a fronte di un aumento dei prezzi nello stesso periodo del 13,8% e una crescita dei salari del privato esclusi i dirigenti dell’11,6: sono quindi oltre sette i punti percentuali persi per il potere d’acquisto dei salari. Da notare “che il rapporto si ferma a settembre 2022” quando l’inflazione acquisita in corso d’anno era già al 7,1% a fronte di un aumento delle retribuzioni pubbliche dello 0,9%. (ANSA).
   

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