Lavoro: Censis, futuro preoccupa 9,4 mln di dipendenti privati

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Le aziende sono ottimiste, pronte a una feroce competizione nel dopo Covid. È quanto emerge dal quarto Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale, realizzato con il contributo di Credem, Edison e Michelin, secondo cui mentre i lavoratori vedono cupo l’orizzonte, l’87% delle imprese guarda con ottimismo alla ripresa dopo l’emergenza. Voglia di fare (62,2%), speranza (33,7%) e coesione interna (30,1%) sono infatti gli stati d’animo prevalenti tra i responsabili aziendali intervistati dal Censis. Secondo il report, il post-pandemia sarà caratterizzato dalla corsa al recupero di fatturato e quote di mercato (76%) e dalla sfida della transizione digitale (36,2%). L’ottimismo delle aziende, si sottolinea nella ricerca, colpisce, visto che ben il 68,7% ha registrato perdite di fatturato dopo il lockdown della scorsa primavera. Nonostante le straordinarie difficoltà, per il 62,2% dei responsabili aziendali le proprie imprese se la stanno cavando bene.

Ai lavoratori il futuro fa paura. Sono 9,4 milioni quelli del settore privato preoccupati sul destino della propria occupazione, secondo il quarto Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale, realizzato con il contributo di Credem, Edison e Michelin. Nei vari inquadramenti, dai dirigenti agli operai, fra quelli che hanno espresso preoccupazione, in particolare in 4,6 milioni hanno dichiarato di temere di andare incontro a una riduzione del reddito, 4,5 milioni prevedono di dover lavorare più di prima, 4,4 milioni hanno paura di perdere il posto e di ritrovarsi disoccupati, e 3,6 milioni di essere costretti a cambiare lavoro. In particolare c’è pessimismo fra gli operai: 3 su 4 si dicono spaventati, secondo il rapporto, in cui si ricorda come, nonostante il blocco dei licenziamenti stabilito per decreto, nel 2020 non sono stati rinnovati 393.000 contratti a termine.

Per 4 lavoratori su 10 il lavoro da casa genera nuove disuguaglianze e divisioni in azienda. È uno dei dati emersi dal quarto Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale, realizzato con il contributo di Credem, Edison e Michelin. Una ricerca secondo cui lo smart working è un fenomeno a due facce, apprezzato da chi lo pratica e temuto da chi non può permetterselo. Secondo il report, il 31,6% dei lavoratori ha sperimentato il lavoro da remoto: il 51,5% dei dirigenti, il 34,3% degli impiegati e il 12,3% degli operai. E sono contrastanti i giudizi espressi. Il 52,4% di chi pratica il lavoro a distanza lo apprezza e vorrebbe che restasse anche in futuro, invece il 64,4% di chi lavora in presenza lo teme. Per il 37% dei ‘lavoratori agili’ il proprio lavoro è rimasto lo stesso di prima, per il 35,5% è peggiorato e per il 27,5% è migliorato.

È di 53 miliardi di euro il valore economico potenziale del welfare aziendale, se fosse esteso a tutte le imprese del settore privato. Lo stima il quarto Rapporto Censis-Eudaimon sul tema, realizzato con il contributo di Credem, Edison e Michelin, secondo cui il beneficio per le aziende sarebbe pari a 34 miliardi, tra vantaggi fiscali e possibili incrementi di produttività. Per il singolo lavoratore, il beneficio sarebbe pari a quasi una mensilità in più all’anno, per un totale di 19 miliardi. Per l’87,2% delle aziende, è uno dei dati emersi dal report, il welfare aziendale sarà sempre più importante in futuro: per il 52% perché migliorerà la coesione interna di organici sempre più diversificati nelle modalità di lavoro, per il 35,2% perché renderà disponibili servizi di welfare utili e strumenti di formazione per trasferire nuove competenze ai lavoratori. Anche i lavoratori votano per aumentare il welfare aziendale: il 77,4% di loro vuole che nella propria azienda venga potenziato, laddove esiste già, o introdotto, se ancora non è stato attivato. Il dato sale all’83,1% tra i dirigenti, all’82,1% tra gli impiegati e scende al 61% tra gli operai.

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