Lavoro: nessun accordo su colf,a gennaio scatta aumento 9,2%

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Nessun accordo raggiunto sull’adeguamento retributivo spettante a colf, badanti e baby sitter. “I sindacati, Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl, Uiltucs e Federcolf non hanno voluto accettare la proposta avanzata dalle associazioni datoriali rappresentate dalla Fidaldo di scaglionare gli aumenti dovuti nel corso dell’anno”.

È quanto dichiara la Federazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico a conclusione della riunione della Commissione Nazionale per l’aggiornamento retributivo precisando che scatta l’adeguamento all’80% dell’indice Istat per le retribuzioni minime che da gennaio aumenteranno quindi del 9,2%. 

“Il Ccnl domestico – prosegue la Fidaldo, che è composta dalle associazioni Nuova Collaborazione, Assindatcolf, Adlc e Adld – prevede (art. 38) che in caso di mancato accordo tra le parti, come avvenuto oggi, scatti l’adeguamento all’80% dell’indice Istat per quando concerne le retribuzioni minime che da gennaio aumenteranno quindi del 9,2%, e al 100% per le indennità di vitto alloggio”. La federazione precisa tra l’altro che le associazioni datoriali avevano proposto di scaglionare gli aumenti dovuti a colf, badanti e baby sitter nel corso dell’anno, in modo da limitare l’impatto economico dei rincari sui budget familiari già gravati dal caro bollette e dal rialzo dei prezzi della benzina.

Assindatcolf, ora probabile aumento del lavoro nero Tra colf, badanti e baby sitter “probabilmente il lavoro nero aumenterà”: ne è convinto il presidente di Assindatcolf e vice presidente di Fidaldo Andrea Zini che ha commentato con l’ANSA il mancato accordo tra associazioni datoriali e sindacati sull’adeguamento retributivo spettante alle figure contemplate nel Ccnl domestico. E in vista del rinnovo del contratto nazionale di settore, scaduto a dicembre scorso, Zini avverte che “saremo più rigidi e intransigenti”.

“Purtroppo il tentativo c’è stato, abbiamo lavorato intensamente ma la nostra proposta di introdurre gli aumenti dai primi di marzo e non da gennaio per dare un minimo di respiro alle famiglie non è stata accettata e, anzi, c’è stato un rilancio in modo che a fine anno le famiglie avrebbero dovuto affrontare una spesa superiore a quella prevista dall’adeguamento automatico” spiega Zini precisando che da parte loro le associazioni datoriali “lavoravano per mitigare, non per annullare gli aumenti”. Zini ha quindi ricordato che per i metalmeccanici dal 2014 al 2023 le retribuzioni minime sono aumentate di 131 euro, quelle del commercio di 85 euro mentre considerando gli aumenti di gennaio, in 10 anni gli incrementi ammontano a 170 euro per le badanti conviventi e a 183 euro per le baby sitter a 40 ore settimanali. “E da gennaio – ha osservato – commercio e metalmeccanici non riceveranno nessun aumento, mentre per le badanti ci sarà un aumento di 94 euro e per le baby sitter di 102 euro”. “L’unica speranza che ci rimane – sottolinea – è che il governo vari le misure già annunciate in vari provvedimenti per gli aiuti alle famiglie per incentivare il lavoro regolare”. Con il mancato accordo e gli aumenti, mette infatti in guardia Zini “le famiglie in difficoltà avranno due strade: o rinunciare all’aiuto, o passare se non al nero al grigio”.

Zini ha quindi puntato il dito contro “la totale chiusura mostrata nel corso della trattativa delle parti sociali rispetto alle esigenze delle famiglie datrici di lavoro domestico”. Chiusura che, ha sottolineato, “ha impedito che si raggiungesse un accordo di buonsenso sugli adeguamenti retributivi di colf, badanti e baby sitter. È stata, infatti, bocciata la nostra richiesta di dilazione degli aumenti che avrebbe reso sicuramente più sostenibile il rincaro in un momento in cui le famiglie, che a loro volta sono composte da lavoratori e da pensionati, sono già chiamate a sostenere molti sacrifici, a cui oggi, purtroppo, se ne aggiunge un altro”.

Secondo i calcoli dell’Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico, già dalla busta paga di gennaio le famiglie dovranno mettere in budget un aumento del 9,2% sui minimi retributivi, qualora non siano già assorbiti negli stipendi concordati. E gli impatti maggiori si potrebbero avere per quelle figure assunte con orari lunghi o in regime di convivenza, come nel caso delle badanti (livello Cs): la retribuzione minima passerà da 1.026,34 euro a 1.120,76 euro, oltre 94 euro in più al mese, a cui si aggiungerà anche l’aumento dei contributi, portando il costo totale annuo da 17.177 a 18.752 euro, ovvero 1.575 euro in più. Ancora più pesante l’impatto sulle baby sitter assunte a tempo pieno (40 ore) non conviventi (livello Bs): lo stipendio minimo passerà da 1.234 a 1.348,53 euro, quasi 115 euro in più a mese, mentre il costo totale annuo (comprensivo anche di contributi, tfr, ferie e tredicesima) subirà un incremento di 1.743 euro. Si tratta. secondo Zini, di “aumenti concreti, non un mero allarmismo come più volte è stato sostenuto dai sindacati, con il rischio che molti dei lavoratori oggi in regola scompaiano nel ‘nero'”. “Per questo – prosegue il presidente – ora più che mai auspichiamo che il Governo intervenga in tempi stretti con misure concrete a sostegno delle famiglie, non solo sgravi per la regolare assunzione come previsto dal Piano nazionale per la lotta al sommerso in vigore dal dicembre scorso ma anche aiuti economici mirati. Non bisogna, infatti, dimenticare che secondo i nostri calcoli il settore domestico sarà quello che subirà l’incremento maggiore rispetto ai principali contratti, come nel caso del commercio e dei metalmeccanici, che negli ultimi 10 anni hanno visto – per i livelli contrattuali di inquadramento più diffusi – aumenti retributivi rispettivamente dell’8,4% e dell’8,3%, contro il 17,9% del settore domestico”.
   

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