Nord Stream, 10 milioni di tonnellate di tubi sotto il mare

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Oltre 9,6 milioni di tonnellate di acciaio, adagiate sotto il Mar Baltico, per portare in Europa fino a 110 miliardi di metri cubi del maxi giacimento russo Yamal in Siberia. I due gasdotti Nord Stream e Nord Stream 2, al centro del giallo delle esplosioni che li hanno pesantemente danneggiati, corrono per 1.224 chilometri sul fondo del mare inabissandosi a Vyborg e Ust-Luga, in Russia, e riemergendo a Greifswald, in Germania. Un’opera, realizzata in due tranche, strategica per l’approvvigionamento di gas del Vecchio Continente e finita al centro della guerra in Ucraina come arma di ricatto di Mosca contro le sanzioni per l’invasione. Con il risultato che oggi dai due gasdotti non arriva un metro cubo di gas: Nord Stream 1, operativo dal 2011, è stato fermato dai russi a inizio agosto con la scusa di non poter manutenere le turbine per le sanzioni; il secondo, pur pronto ad aprire i rubinetti a fine 2021, non è mai stato inaugurato dopo lo stop alle autorizzazioni che Berlino ha usato come ritorsione contro l’invasione di Putin.
    I due tubi – da qui anche i dubbi su cosa sia successo e cosa abbia causato le esplosioni – sono fatti di un acciaio molto resistente, sono levigati per evitare attriti e rivestiti con un particolare materiale anti-corrosione e anti-urto composto di cemento e ferro che li rendono pesantissimi e quindi più stabili sul fondale marino.
    Nord Stream 1 è in grado di portare 55 miliardi di metri cubi di gas l’anno in Europa, che sarebbero arrivati a 110 con il raddoppio del Nord Stream 2, una quantità enorme se si considera che si tratta quasi dell’intero fabbisogno di un Paese come l’Italia (70 miliardi di metri cubi). La principale fonte che alimenta il Nord Stream è il maxi giacimento nella penisola di Yamal, in Siberia occidentale: un’area di oltre mille chilometri quadrati con riserve di gas stimate a quasi 5 miliardi di metri cubi. 
   

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