Scoglio Superbonus, la manovra si arena al Senato

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La manovra resta arenata in Senato, con le votazioni in Commissione che slittano ancora una volta e non cominceranno prima di lunedì. Ad una settimana da Natale i parlamentari non hanno avuto modo di esaminare nemmeno un emendamento e di esprimere neanche un voto, circostanza più unica che rara nell’iter della legge di bilancio. Tanto da far balenare addirittura l’ipotesi di arrivare direttamente in Aula con il maxiemendamento senza aver conferito mandato al relatore. Il lavoro sta ancora proseguendo sulle riformulazioni, soprattutto per quanto riguarda le modifiche al Superbonus, che i relatori stanno negoziando direttamente con il ministero dell’Economia, incaricato di accertarne le coperture. Gli incontri al Mef andranno avanti anche domenica, per provare a far tornare i conti sull’abolizione del tetto Isee per le villette, come chiedono tutte le forze della maggioranza. Il 110%, sul quale c’è un’intesa politica già da giorni, è del resto l’ultimo scoglio da superare ma è anche il più alto.

La maggioranza è d’accordo sull’abolizione di tutti i vincoli, a partire proprio dal tetto Isee, con l’unico obbligo di effettuare almeno il 30% dei lavori entro giugno. Ma resta ancora incertezza sul prolungamento degli incentivi al fotovoltaico e sull’aumento del bonus mobili da 5mila a 10mila euro. Le coperture andranno trovate all’interno dei 600 milioni di euro previsti per le modifiche parlamentari e raggiungere un equilibrio non è facile. Sembra invece chiusa la questione delle nuove cartelle esattoriali: con il centrodestra che continua a chiederne la proroga, si va verso un’estensione dei pagamenti a 180 giorni per quelle che arriveranno dal 1 gennaio. Dopo l’emendamento ‘omnibus’ presentato dal Governo, che introduce in manovra il taglio di Irpef e Irap, la rateizzazione delle bollette, riscrive il patent box e rifinanzia il bonus tv, è arrivato ufficialmente anche quello – atteso – sulle delocalizzazioni delle imprese. La viceministra dello Sviluppo Economico, Alessandra Todde, difende l’intervento che evita le delocalizzazioni ‘selvagge’, criticato da chi lo considera troppo restrittivo. Per Todde la norma, che raddoppia le sanzioni per chi viola le regole, “non vuole essere punitiva” e “non vuole incatenare le imprese in alcun modo”, perché “hanno tutto il diritto di fare impresa, di ristrutturare o anche di chiudere”. L’obiettivo è spingere le imprese alla “responsabilità sociale” ed evitare “la desertificazione produttiva”.

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