La mossa della Bulgaria: chiudere i cieli al volo di Lavrov per consentire all’americano Blinken di tenere una colazione con gli altri ministri a Skopje senza il russo

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Comincia con un volo a ostacoli la partecipazione del ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, al vertice Osce di Skopje, in Macedonia. Un vertice boicottato da Kiev insieme ai paesi baltici e alla Polonia proprio per la presenza di Mosca al tavolo. “La parte bulgara ha rifiutato il sorvolo dell’aereo del ministro degli Esteri russo se a bordo era presente la portavoce ufficiale del dipartimento diplomatico russo, Maria Zakharova”, ha spiegato l’agenzia Tass.

La decisione sarebbe arrivata quando già il ministro era partito. Il divieto di sorvolo da parte della Bulgaria ha così costretto la delegazione russa a una lunga deviazione passando per la Turchia e la Grecia. Risultato: cinque ore di ritardo sul piano di volo, concedendo la possibilità al ministro degli esteri Usa, Antony Blinken, di una colazione con i pari evitando l’incontro con il suo omologo.

La ragione della decisione di Sofia è dunque la presenza a bordo dell’aereo russo della portavoce di Lavrov, la ben nota direttrice dell’ufficio comunicazioni della diplomazia russa Maria Zakarova. Anche lei, come lo stesso Lavrov, è stata colpita dalle sanzioni occidentali: ma il ministero degli Esteri bulgaro dice che il permesso speciale concesso al suo collega russo per permettergli di prendere parte ai vertici diplomatici non si applica agli altri membri della delegazione di Lavrov soggetti a sanzioni dell’Ue, e quindi non si estende alla sua sanzionata portavoce.

Una decisione che ha provocato la reazione ironica di Mosca: “La maliziosa stupidità dei russofobi ha raggunto un livello tale – dice il portavoce del Cremlino, Peskov – che per la prima volta nella storia autorità ufficiali hanno messo al bando non un aeroplano ma una singola persona a bordo”.

La presenza della Russia al tavolo dell’Osce è un nuovo boccone amaro per Kiev dopo il vertice del G20 a distanza che ha segnato, seppure in via telematica, il rientro ufficiale del presidente Putin a un summit con i grandi. Non accadeva da prima dell’invasione ucraina su larga scala iniziata il 24 febbraio dello scorso anno. Per questo Kiev ha subito scelto di boicottare il vertice Osce non partecipandovi. Una decisione che ha visto l’adesione dei partner più stretti per l’Ucraina nel mondo Ue, cioè i tre paesi baltici. E non partecipa neppure la Polonia, un altro eccellente alleato con cui tuttavia i rapporti ultimamente si sono complicati sfociando nella clamorosa protesta dei trasportatori polacchi, che continuano a bloccare il traffico dei tir dall’Ucraina verso l’Europa.

Ma se è evidente l’imbarazzo per la partecipazione di Mosca, allo stesso tempo è sempre più evidente che il fallimento della controffensiva ucraina non lascia spazio all’idea di tener fuori la Russia – sconfiggendola sul campo – dalla ricerca di una via d’uscita dal conflitto ucraino. Chiudere le porte alla diplomazia per esecrare l’invasione russa sarebbe molto pericoloso, in una fase di conflitti aperti su più fronti internazionali delicatissimi. Per questo l’Alto rappresentate della Ue Josep Borrell, cioè il ministro degli esteri europeo, ha spiegato “i vantaggi” della partecipazione di Lavrov al vertice dell’Osce con questa formula: è l’occasione, ha detto, per fargli ascoltare personalmente le critiche.

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