“I massoni hanno comandato di uccidere mia moglie”: il giornalista Rai Gianluca Ciardelli assolto per infermità mentale

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Assoluzione perché incapace di intendere e di volere al momento del fatto. È questa la sentenza della prima corte d’Assise di Roma nei confronti di Gianluca Ciardelli, il giornalista e autore televisivo che uccise la moglie Lorella Tomei a maggio 2021 in un appartamento del quartiere Balduina. Dovrà restare 15 anni nella Rems di Ceccano.

Il figlio Simone, margine della sentenza, parlando a Repubblica ha detto che «dopo le perizie me l’aspettavo. Quello che penso è che lo Stato e la giustizia italiana, così com’è adesso, non tutela le famiglie che hanno in casa persone con queste patologie.

Quindici anni in una Rems non è una sentenza che tutela le famiglie né la collettività. Mio padre aveva avuto diverse crisi: penso che se lo Stato fosse più presente… forse non tutti i delitti, ma alcuni delitti di questo tipo potrebbero evitarsi». Simone Ciardelli con il padre «non ha più rapporti».
La richiesta di assoluzione per gli stessi motivi, intorno alle 11 del mattino, era arrivata al termine della requisitoria del pm Antonio Verdi, che ha ricostruito nel dettaglio il delitto e ha spiegato i motivi della sua conclusione.

«Ciardelli ha brutalmente assassinato la moglie. Da rappresentante dell’accusa, a fronte di un efferato delitto come questo avrei chiesto il massimo della pena. Ma in questo caso l’atto è stato commesso in stato di incapacità di intendere e di volere del soggetto», ha detto il pm.

Uccise la moglie nel sonno, il giornalista Rai Gianluca Ciardelli dichiarato “incapace di intendere”. Nel 2019 si lanciò in motorino contro il Vaticano

“C’era un demone che le usciva dalla testa”

Quando a Ciardelli (assente in aula, ndr) i consulenti tecnici chiesero perché avesse ucciso la moglie, lui avrebbe risposto che «i massoni mi orientano e mi hanno fatto fare questo». Il movente dell’omicidio? «C’era un demone che usciva dalla testa di mia moglie». E poi: «non continuate a chiedermi dell’omicidio, non ricordo niente, sono stato posseduto».
Una diagnosi, quella di incapacità di intendere e di volere, a cui erano giunti i periti del tribunale.
Il punto di svolta del processo c’era stato infatti con la perizia effettuata dai medici legali Vittorio Fineschi e Rolando Paterniti, che avevano concluso per l’incapacità di Ciardelli evidenziandone comunque la «pericolosità sociale», tanto che il pm Verdi aveva chiesto la misura di sicurezza definitiva della Rems. La sentenza ha stabilito che dovrà restarci 15 anni.

Il delitto di Lorella Tomei

Lorella Tomei, ha ricostruito il pm, è morta perché «con un oggetto contundente, un manufatto in ceramica, la signora è stata colpita. Le è stato rotto il naso, la mascella, gli zigomi». Il sangue fuoruscito ha otturato le vie respiratorie, da qui «il decesso per asfissia meccanica violenta». Ed è probabile, secondo l’accusa, che Ciardelli sia anche «salito sul corpo della moglie comprimendogli le costole», forse provando a strozzarla, prima di colpirla con il manufatto.

La chiamata al figlio

I consulenti riferiscono che l’imputato da 40 anni soffre di problemi psichiatrici seri. Intorno all’una della notte della tragedia, al figlio Simone arrivò una telefonata «folle» del padre: «Mamma non si sveglia, le hanno fatto qualcosa». Ciardelli parlava della moglie come se stesse dormendo, «manifestando con chiarezza uno stato psichico alterato», mentre la realtà era purtroppo un’altra: a quell’ora Lorella Tomei era già stata uccisa.

Incapacità di Ciardelli

«Ciardelli ha lasciato tutte le prove, inconfutabili, che inevitabilmente lo avrebbero inchiodato. Quando arriva la polizia lui fa finta di niente. Si mette a leggere accanto alla moglie morta. Era in uno stato di totale delirio e disconnessione della realtà», è proseguita la requisitoria prima di affrontare il punto delle consulenze tecniche. Ciardelli, da un paio di settimane, non si sarebbe più curato.

«Lo stato patologico acuto in cui il Ciardelli si è trovato fin dal momento in cui è stato arrestato non consente in alcun modo simulazione – ha detto ancora il pm, rifacendosi agli atti tecnici – non avrebbe mai potuto avere la capacità e la lucidità di simulare». Ciardelli sarebbe un soggetto affetto da una grave forma di disturbo bipolare maniacale – avevano spiegato in aula i periti -. «la sua è stata una lunga storica clinica, il suo è un disturbo dell’umore gravissimo».

L’uomo fu trovato dai carabinieri sul letto, accanto al cadavere della donna, mentre era intento a leggere un libro. «Il suo tentativo di occultamento degli oggetti utilizzati per colpire la signora furono grotteschi e maldestri – avevano aggiunto i periti -.

I resti dei cocci in ceramica furono gettati in una busta dell’immondizia. Stessa cosa può dirsi per quanto riguarda le macchie di sangue: utilizzò della candeggina che non produce effetti in questo senso».

Gli specialisti avevano spiegato che al momento del fatto l’imputato era «privo di copertura farmacologica, anche al suo psichiatra aveva mentito affermando che stava continuando ad assumere i farmaci per la sua grave patologia».

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