Reddito di cittadinanza, dopo lo stop Inps l’allarme Anci: mancano i dati per individuare i nuclei fragili

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ROMA – Lo stop al reddito di cittadinanza per quasi 170 mila famiglie continua a terremotare i comuni ora alla prese con la difficile presa in carico di chi non potrà più beneficiare del sussidio. In attesa che l’Inps si esprima con una comunicazione ufficiale, che potrebbe arrivare già oggi, sono in corso contatti tra l’Anci e il ministero del Lavoro per cercare di risolvere alcuni problemi tecnici che causano lo scarto temporale tra il momento in cui viene revocato il Reddito di cittadinanza e l’effettiva verifica sugli aventi diritto (il cui termine ultimo è dicembre): in diversi casi il Reddito potrebbe quindi essere revocato e poi riattribuito. L’Inps – secondo quanto si apprende dell’Anci – non avrebbe inoltre potuto mettere a disposizione tutti i dati dei beneficiari e ciò ha creato difficoltà ai Comuni nel redigere gli elenchi dei nuclei familiari fragile.

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E in proposito arrivano le prime indicazioni per chi, dopo la sospensione del sussidio, riuscisse ad essere preso in carico da parte dei servizi sociali dei comuni. Se la comunicazione ufficiale di presa in carico arriverà all’Inps entro il 31 ottobre il beneficio potrà essere riattivato fino al 31 dicembre dando diritto agli arretrati. E’ quanto si legge sulle faq del ministero del lavoro sulla transizione dal Rdc all’Assegno di inclusione. Dopo aver usufruito del Reddito di cittadinanza per sette mesi, “in assenza della comunicazione all’Inps tramite la piattaforma GePI dell’avvenuta presa in carico, si legge, l’erogazione del beneficio è sospesa e può essere riattivata, ricomprendendo le mensilità sospese, solo in esito all’avvenuta comunicazione all’Inps dell’avvenuta presa in carico del nucleo, fermo restando il termine del 31 ottobre 2023”.

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