Mes, la maggioranza si spacca. Lega e Fratelli d’Italia contro, Forza Italia si astiene

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ROMA – Le divisioni maturano di buon mattino. Montecitorio, ore 8.30: lo studio del presidente della commissione Bilancio si trasforma nel palcoscenico del redde rationem tra i tre partiti che sostengono il governo. La maggioranza si spacca sul Mes.

Discutono animatamente i capigruppo in commissione di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. Alla riunione spunta anche Alberto Bagnai, il senatore leghista pasdaran, da sempre contrario al fondo salva-Stati. I capigruppo di FdI e del Carroccio annunciano che voteranno a favore del parere contrario della commissione. Quindi no alla ratifica del Mes. Ma Forza Italia si stacca: è per l’astensione.

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Cala il silenzio al quarto piano della Camera. Il deputato forzista Roberto Pella si attacca al telefono. Dai piani alti del partito prova a capire se l’astensione in commissione andrà confermata in aula. Nell’emiciclo, sì. Perché i venticinque minuti che passano dalla riunione dei capigruppo a quella della commissione sono fagocitati da una questione scivolosa: come affrontare il voto in aula, che potrebbe arrivare già stamattina. Il Mes figura al terzo punto dell’ordine del giorno, ma un’inversione dei lavori potrebbe portarlo in testa.

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Inizia la discussione commissione Bilancio, sul tavolo il parere contrario del presidente Giuseppe Mangialavori: “La proposta di legge – si legge nel testo del parere – è carente di meccanismi idonei a garantire il coinvolgimento del Parlamento nel procedimento per la richiesta di attivazione del Meccanismo Europeo di Stabilità, con ciò escludendo le camere da procedure di significativo rilievo sul piano delle scelte di politica economica e finanziaria e tale esclusione potrebbe pregiudicare la possibilità per il Parlamento di monitorare versamenti ulteriori del capitale sottoscritto”.

Le opposizioni insorgono. “La proposta di parere è tecnicamente sbagliata”, chiosa il deputato di Italia Viva Luigi Marattin. “Se l’Italia dovesse essere chiamata a versare ulteriore capitale al Mes, eventualità che il governo Meloni ieri ha formalmente escluso – aggiunge – questo non potrebbe non passare attraverso un’autorizzazione legislativa del Parlamento, sotto forma di aumento del saldo netto da finanziare e del fabbisogno”.

Il presidente sospende i lavori e si precipita in aula per chiedere più tempo. Ma intanto la maggioranza va in frantumi.

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