Lo stupro scritto alla lavagna “Diceva: domani avrai dimenticato”. Sospeso l’istruttore di vela accusato dall’allieva

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«Non dirlo a nessuno, anzi domani te ne sarai già dimenticata». È la frase che dopo l’abuso avrebbe pronunciato Giulio D’Amico, 23 anni, istruttore ora sospeso del Reale Circolo Canottieri Tevere Remo. È questo ciò che afferma la vittima di un presunto stupro, un’allieva di 15 anni del corso di vela della sede di Anzio di uno dei più blasonati e antichi club della Capitale.

La sua parola contro quella di D’Amico. Ma la frase che la minorenne addebita al maestro non è solo scolpita nella memoria di Paola (la chiameremo così) è anche scritta nella lavagna all’interno del Circolo nel salone sociale della sede marittima del Tevere Remo. È qui che Paola, poche ore dopo aver subito la violenza, consumata a casa dell’istruttore, inizia a dettare a un altro allievo ciò che ritiene sia accaduto. Lei è in stato di choc. Nonostante tutto il suo è un racconto ricco di dettagli, l’intera lavagna è quasi completamente scritta, si contano in tutto 26 righe. Un testo che ripercorre, secondo la versione della vittima, l’intera dinamica. Dal momento in cui lei, Paola, assieme ad un altro allievo minorenne, la notte del 13 luglio lascia il Tevere Remo, in compagnia di Giulio, per andare nel suo appartamento a Lavinio, una frazione di Anzio, sulla costa laziale.

Il testo inizia con il nome del ragazzo scritto in cima, tutto in maiuscolo, «Giulio». Poi la quindicenne fa annotare che l’amico minorenne con cui erano andati a casa del maestro si «stira sul dondolo» mentre i due, l’allieva e l’insegnate, visitano la casa. Paola «viene portata al piano di sopra». «Giulio — prosegue il racconto — si accorge del suo stato confusionale e le chiede “vuoi capire?”, alludendo in modo sessuale. Paola non capiva, perciò Giulio richiede: “vuoi capire?” Lei lo fissa e poi Giulio la bacia, lei si stacca e chiede “che cazzo fai?”, Giulio la blocca e in qualche modo non definito Paola si ritrova sul suo letto».

Il resto è un resoconto estremamente duro, adesso al vaglio dei pm della procura di Velletri guidata da Giancarlo Amato e dagli investigatori della squadra mobile di Roma. Il racconto termina con la frase che Giulio le avrebbe riferito al termine del rapporto: «Non dirlo a nessuno, anzi domani te ne sarai già dimenticata». Ma Paola non dimentica e riferisce tutto ai suoi genitori. La foto della lavagna è adesso parte integrante del fascicolo dei magistrati che indagano per violenza sessuale a carico di ignoti.

Bocche cucite da parte dell’avvocato del giovane maestro. «Non commentiamo, quando sarà opportuno — sottolinea il penalista Francesco Verri — parleremo con i magistrati».

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