La grande piazza per le donne che divide la politica. Elena Cecchettin: “Forse vado”

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ROMA — Forse ci sarà anche Elena Cecchettin, la sorella di Giulia. La premier Giorgia Meloni ovviamente no. Elly Schlein «molto probabilmente sarà in piazza», dicono nella cerchia della segretaria Pd. La manifestazione è in calendario domani, 25 novembre, giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne e promette di essere la più partecipata di sempre. Un doppio corteo nazionale: uno a Messina, il principale a Roma, un serpentone che dalle 14.30 sfilerà dal Circo Massimo a San Giovanni. A lanciarlo e prepararlo è la rete “Non una di meno”. Slogan: «Transfemminist* ingovernabili contro la violenza patriarcale». Lo organizzano da 8 anni, ma mai come stavolta promettono di fare rumore. Nel Paese l’eco del femminicidio della 22enne padovana non si è spento. Ha scosso le coscienze di tanti. Ha scosso anche la politica: martedì Schlein e Meloni si sono sentite al telefono per trovare un compromesso sulla legge contro la violenza di genere in discussione in Senato. E dunque anche sulla manifestazione i leader di tutti i partiti ora s’interrogano: esserci, non esserci, spedire una delegazione.

Meloni, vista la piattaforma, non ci sarà. Per la prima premier donna, e per la destra in generale, il rapporto con le attiviste di “Non una di meno” è complicato, eufemismo. È la stessa rete che a maggio contestò la ministra Eugenia Roccella al Salone del libro di Torino. Per tutta la giornata di ieri è circolata l’ipotesi che la leader di FdI potesse incontrare la famiglia Cecchettin, ma dal suo entourage smentiscono: l’unico impegno in agenda per la presidente del Consiglio è in programma stasera, alle 19, per la cerimonia con Bebe Vio e altri sportivi che vedrà illuminata di rosso la facciata di Palazzo Chigi. Stop.

Elena Cecchettin invece potrebbe esserci, al corteo romano. Lo ha confidato ieri all’Ansa. Una breve dichiarazione: «Potrei esserci, come potrei non esserci. Ora vivo alla giornata». Di certo la sua presenza in piazza avrebbe un impatto mediatico e dunque un riflesso politico di assoluta rilevanza.

Anche all’opposizione preparano le delegazioni. Elly Schlein, come detto, probabilmente ci sarà. I fedelissimi della segretaria dem hanno già confermato la presenza, da Marco Furfaro a Marta Bonafoni, ad Arturo Scotto. Qualcuno è rimasto silente, nel Pd. Non per il tema portante della piazza, la lotta alla violenza di genere, quanto per altre considerazioni, su tutte altre vicende, contenute nella sterminata piattaforma-appello di “Non una di meno”. In particolare un passaggio irrita un pezzo del Partito democratico. Quello sul Medio Oriente: «Lo stato italiano – si legge – deve smetterla di essere complice di genocidi in tutto il mondo», perché «schierandosi in aperto supporto dello stato coloniale di Israele, appoggia di fatto il genocidio in corso del popolo Palestinese». Parole che non combaciano affatto con la linea del Nazareno, che è per il cessate il fuoco umanitario e per la soluzione due popoli-due stati. Gli altri leader non ci saranno: Giuseppe Conte, spiegano dal suo staff, è indaffarato in Umbria, ma manderà qualche parlamentare, da Alessandra Majorino a Gabriella Di Girolamo. Carlo Calenda è ancora convalescente dopo un intervento all’ernia, ma «qualcuno dei nostri andrà sicuramente», informano da Azione. «Impegni di agenda» anche per i rossoverdi Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli. Matteo Renzi aveva pensato di andare, insieme a Maria Elena Boschi. Ma letto il manifesto, alla fine, ha deciso di no.

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