11 settembre, i leader dei partiti al convegno di Casini. Salvini: “Il G20 a fine settembre è tardi, occorre agire ora”

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“Siamo tutti americani….Echeggiano ancora nella mia mente queste parole pronunciate da tanti noi all’indomani del terribile attentato alle Torri Gemelle; non era solo un attestato di solidarietà per quella grande nazione sorella terribilmente colpita. Era qualcosa di più, la rivendicazione della superiorità morale dell’Occidente ferito da un terrorismo inedito che non esitava a strumentalizzare l’appartenenza religiosa per fini di guerra e di morte”. Con queste parole il presidente dell’Unione interparlamentare, Pier Ferdinando Casini, ha aperto i lavori del convegno al Senato, in occasione dei 20 anni dagli attacchi dell’11 settembre 2001. “La riflessione di oggi non può essere un mero evento rievocativo: essa si lega infatti alle immagini strazianti dei cittadini afghani attaccati ai carrelli degli aerei in decollo da Kabul: una sorta di resa dell’Occidente costellata da contraddizioni e errori. Una ritirata che segna un cambiamento epocale che non può essere minimizzato. Noi italiani e europei siamo chiamati a dare senso ai valori e agli ideali dell’Occidente – se ancora in essi ci riconosciamo – dando finalmente un’anima all’intuizione europea”.

“La storia chiama tutti noi ad assumerci ulteriori responsabilità e uscire da uno stadio di infantilismo politico che delega all’America e agli americani l’onere di essere attore globale”, ha aggiunto Casini portando il “devoto omaggio a tutte le vittime del terrorismo e ai tanti caduti italiani che, in ogni scenario di guerra, in questi 20 anni hanno fatto onore all’Italia e ai nostri valori: abbiamo l’impegno morale di operare perché il loro sacrificio non sia stato vano”.

Casini e la tavola rotonda con Salvini, Conte, Renzi e Letta. Dibattito sull’America o prove per il Quirinale?

Alla tavola rotonda organizzata da Casini in cui si è parlato di Torri Gemelle e Kabul, di America e nuovo Patto Atlantico, e dove hanno partecipato i leader dei principali partiti politici. Da Enrico Letta a Giuseppe Conte, da Matteo Renzi a Giorgia Meloni, fino ad Antonio Tajani e Matteo Salvini (gli unici due in presenza e non videocollegati). E proprio quest’ultimo parlando del G20 straordinario che l’Italia sta organizzando per discutere la crisi afghana ha detto: “Temo che un G20 a fine settembre arrivi tardi. È nelle prossime ore che si gioca la partita in Afghanistan. Vedo che esiste una resistenza. 20 anni hanno portato un aumento di bimbi a scuola, donne che hanno studiato. Sacche di resistenza non sono solo in Panshir. Ma se aspettiamo in Afghanistan sarà tabula rasa”. E ancora. “Se la comunità internazionale vuole fare qualcosa di reale per l’Afghanistan, sono queste le ore in cui intervenire. A fine settembre per il G20 nel Panshir sarà il deserto. Finora nessuno ha riconosciuto il governo Talebano. Il ritorno dei Talebani sta ridando fiato ad altri fanatismi. Se si circoscrive subito il fenomeno, si limita l’impatto”, ha detto il leader leghista.

Casellati: non abbandoniamo le donne coraggiose dell’Afghanistan

A prendere la parola anche la presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati: “Andarsene dall’Afghanistan non deve significare abbandonare le donne al loro destino. Donne sotto attacco ma coraggiose, le prime a scendere in piazza per chiedere che i progressi ottenuti non siano cancellati come se nulla fosse successo. Come se fosse inevitabile rassegnarsi a rinunciare ai diritti, a partire da quelli di genere, conquistati con immane fatica e con incrollabile tenacia individuale”.

Parlando dell’11 settembre, Casellati ha aggiunto: “Quel giorno i terroristi giurarono l’uno all’altro di morire. Misero in atto la loro ideologia di morte contro una società – la nostra – che si ostinava e si ostina, pur con tutti i suoi difetti e i suoi errori, a proclamare l’aspirazione alla libertà e alla democrazia. Il proprio amore per la vita. Da questo punto di vista, i terroristi hanno fallito: il nostro amore per la libertà, la democrazia e la vita è più forte di prima. E abbiamo anche capito – ha proseguito Casellati – che libertà e vita non sono princìpi esclusivi dell’Occidente: il progetto di morte dell’11 Settembre – come di tutti gli attentati di Al Qaeda e Daesh – non rappresenta l’Islam. Non rappresenta la religione o la società islamica. Tanti musulmani sono finiti come noi nel mirino del fanatismo terrorista. Questo, oggi, è un punto fermo per noi. Noi esaltiamo la vita, il terrorismo esalta la morte. E qui c’è già il segno della nostra vittoria”.

Tuttavia, ha ammonito la presidente del Senato, “il terrorismo non è debellato”, anche a ridosso del nostro Paese, per esempio nell’Africa sub-sahariana dove “si sono ricreate avanguardie, capisaldi, che minacciano di trasformarsi in piccoli Stati terroristi che non compaiono sulle mappe”. In tal senso “è fondamentale che l’Italia riesca a proseguire la sua intensa attività diplomatica rivolta a Paesi come la Libia e la Tunisia, dalla cui stabilità dipende la nostra sicurezza. Ed è fondamentale che perseveri nella politica di sostegno ai processi democratici e di dialogo con tutti gli attori dello scacchiere mediterraneo e mediorientale”.

Conte: Il terrorismo non è stato estirpato

Anche per Giuseppe Conte, capo del M5S, “purtroppo il terrorismo, come vediamo anche oggi in Afghanistan, non è stato estirpato”. Nel suo bilancio l’ex premier ricorda come ci siano stati risultati positivi in quel paese: “La filiera dell’istruzione in Afghanistan è aumentata, è aumentata l’aspettativa di vita, migliorata molto per le donne, le strutture sanitarie si sono decuplicate”. “Ma tutto ciò – ha aggiunto – complice anche il regime talebano si rischia di compromettere la crescita del paese. Ci siamo illusi che l’unico modo fosse quello di impostare una societa costituzionale” mentre resta il “problema complesso di esportare la democrazia”. Quindi, su quanto sta succedendo in Afghanistan, “dobbiamo evitare di volgere la testa dall’altra parte, non ci dobbiamo sottrarre al problema umanitario, abbiamo creato tante aspettative in loco. Oggi è facile dire che tutto quel che è stato fatto è stato inutile. Ho sentito valutazioni molto affrettate e molti slogan. È semplicistico liquidare come inutile l’azione compiuta dall’Occidente”.

Per il leader del M5S “dobbiamo acquisire che siamo di fronte a scenari complessi, dobbiamo alimentare un dibattito che tenga conto delle sfumature, se vogliamo rilanciare l’azione Ue non possiamo affrontare i problemi solo con visioni limitate, per esempio sul tema dell’immigrazione” dove “l’obiettivo di gestire flussi e crisi umanitari è importante, dobbiamo prevenire questi fenomeni e gestirli senza reazioni emotive”.

Renzi: Oggi Nato è in coma ma credo nel suo ruolo forte

In videocollegamento è intervenuto anche il leader di Italia viva, Matteo Renzi. Dopo l’avvento al potere dei talebani in Afghanistan “ci sarà un effetto emulativo in Europa? Attenzione che il ricordo di 20 anni fa non sia un ricordo di emozioni, ma sia anche un momento per una riflessione. Occorre lavorare per un nuovo ordine mondiale che non può essere quello dell’America First di Trump e che Joe Biden ha ripreso, perché è una visione che si ferma sulla sponda degli Oceani. Una delle vittime collaterali delle vicende afghane di questi giorni è l’Europa”. “io credo – ha proseguito – in un grande protagonismo della Nato, ma oggi la Nato è in una condizione di morte cerebrale, come ha detto Emmanuel Macron. Il ricordo dell’11 settembre non è solo memoria di un dolore ma un dolore che deve diventare futuro”.

Letta: Fu l’apocalisse. Occidente non più globale

Puntare ad una politica estera e di sicurezza comune dell’Ue “non significa staccarci dalla solidarietà atlantica, ma abbiamo imparato in 20 anni che l’Occidente non è piu globale. Può aspirare ad avere un ruolo globale, ma deve imparare a convivere con altri attori globali. Per questo l’Atlantico deve essere più stretto e non piu largo. Noi dobbiamo spingere su politica estera e di difesa comune che ci consenta di portare avanti il rapporto con gli Usa, per far si che l’Occidente sia un attore globale”. È l’intervento del segretario del Pd Enrico Letta. “Oggi riflettiamo sul fatto che dopo il giorno dell’apocalisse siamo entrati nell’interdipendenza, nell’era in cui tutti dipendiamo da tutti. Allora l’interdipendenza va portata avanti. Non aver rinforzato le organizzazioni multilaterali è uno deli limiti dei questo ventennio. L’Ue è più forte: ma gli ultimi 20 giorni ci portano un obbligo in più, quello di rafforzare la politica estera e di difesa comune. Quindi condividere di più la sovranità, quello che abbiamo fatto in 20 anni – ha concluso il segretario del Pd – Dopo l’operazione di evacuazione da Kabul Italia è uscita a testa alta e ciò gli permette di aver un ruolo ancora più forte” in questa prospettiva.

Meloni: “C’è il rischio che l’Afghanistan divenga di nuovo il rifugio di Al Qaeda”

Per la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, il ritiro dall’Afghanistan è stato “una fuga disastrosa ed umiliante per tutti noi. L’Afghanistan diventerà nuovamente il rifugio di Al Qaeda o di tanti altri terroristi intenzionati a portare la devastazione nelle nostre città? I talebani ci rassicurano che non sarà così, ma i fatti dicono che il nuovo esecutivo di Kabul è in buona parte costituito da persone identificate come terroristi dall’Onu, compreso il primo ministro. Purtroppo il rischio che ciò avvenga è concreto – ha aggiunto – e le lacrime del presidente Biden, se possono essere state utili a creare empatia con il popolo americano non ci hanno aiutato in questo senso con conseguenze che sono imprevedibili. Il pericolo del ritorno all’integralismo è un pericolo dal quale ogni stato musulmano non è oggi al riparo a prescindere dalla sua dimensione e dalla sua forza militare”.

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