ROMA – Continuano le pressioni per addebitare i costi del 5G Ue alle BigTech. O almeno è quanto chiede l’industria delle telecomunicazioni a Bruxelles per far pagare tra le altre Google, Apple e Meta.
Stando a quanto anticipato da Reuters, i provider del settore delle telecomunicazioni avrebbero proposto di far finanziare il lancio delle rete iperveloce in Europa alle grandi aziende del tech che rappresentino più del 5% del traffico internet medio. Venerdì scade infatti il termine per la presentazione dei feedback sul 5G alla Commissione europea, che lo scorso febbraio ha lanciato una consultazione sulla sua messa a terra nello spazio europeo. In questo modo Google, Apple, Meta, Netflix, Amazon e Microsoft – che rappresentano complessivamente più della metà del traffico internet di dati – potrebbero essere duramente colpiti. Ma, secondo le stime del settore, anche TikTok e Alphabet potrebbero dover sostenere costi molto alti.
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La bozza di documento destinata a Palazzo Berlaymont è stata sottoscritta dai grandi gruppi d’influenza dell’industria delle telecomunicazioni come GSMA ed ETNO, di cui fanno parte più di 150 operatori in Europa tra cui Deutsche Telekom, Orange, Telefonica e Telecom Italia. Non è però la prima volta che le lobby del settore esercitano pressioni affinchè le BigTech contribuiscano a pagare il conto del 5G e del roll-out della banda larga, sostenendo di creare una parte enorme del traffico Internet della regione. Tuttavia, in passato i gestori telefonici non avevano mai cercato di definire una soglia per individuare soggetti a cui attribuire parte dei costi. “Proponiamo una soglia chiara per garantire che solo i grandi generatori di traffico, che hanno un impatto sostanziale sulle reti degli operatori, rientrino nel campo di applicazione”, sostiene GSMA, ribadendo nella bozza che “i grandi generatori di traffico sarebbero solo le società che rappresentano più del 5% del traffico medio annuo per ora di lavoro di un operatore, misurato a livello di singola rete”.
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Dopo le voci della proposta, Meta ha esortato Bruxelles a respingere qualsiasi proposta di addebito alle Big Tech dei costi di rete aggiuntivi. Il vicepresidente Meta per le politiche pubbliche con l’Europa, Markus Reinisch, ha infatti descritto le potenziali tasse come una “elargizione del settore privato per operatori di telecomunicazioni selezionati” che disincentiverebbe l’innovazione e gli investimenti e distorcerebbe la concorrenza. “Esortiamo la Commissione a prendere in considerazione le prove, ad ascoltare le diverse organizzazioni che hanno espresso le loro preoccupazioni e ad abbandonare queste proposte sbagliate il prima possibile”, ha dichiarato.
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