A sinistra prove di nuovo centro. Demos, il partito di Sant’Egidio si organizza: “In Ucraina l’unica vittoria è la pace”

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Il centro del centrosinistra. Diverso da Italia Viva e da Azione, distinto ma non distante dal Pd al quale resta solidamente legato nell’auspicio di rappresentare un alleato stabile. È il percorso che intende fare Demos, la formazione politica che dopo diverse positive esperienze locali, ora tenta di proiettarsi sulla scena nazionale. Lo fa attraverso un congresso che si è svolto ieri a Roma alla presenza del segretario del Pd, Enrico Letta, di Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, del sindaco della Capitale, Roberto Gualtieri, di Antonio Tajani per Forza Italia ed Ettore Rosato di Italia viva.

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A tracciare la via è il segretario e coordinatore Paolo Ciani, già consigliere regionale nel Lazio a sostegno di Nicola Zingaretti, poi consigliere di maggioranza in Campidoglio ma soprattutto con un passato importante proprio dentro la Comunità di Sant’Egidio, a cui Demos è idealmente molto legata. “Noi siamo per un’alleanza larga ed inclusiva, non spocchiosa ed esclusiva. Siamo stanchi degli scontri – ha spiegato Ciani nel suo intervento – Sembra esserci un gusto inquietante di metterci gli uni contro gli altri. Ecco perché siamo qui oggi: per cambiare la nostra società e il mondo attraverso la partecipazione e la democrazia, senza lamentarsi sempre”. Diverse le parole chiave che Demos trasferirà dal livello locale al dibattito nazionale: “Noi abbiamo iniziato a partecipare alle elezioni amministrative eleggendo i primi consiglieri comunali e regionali – ha detto Ciani – oggi facciamo un passaggio importante alla democrazia rappresentativa con i nostri cromosomi che sono la lotta alle disuguaglianze e l’essere vicino ai fragili. Potremo dare un contributo a tutto il Paese”.

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Ovviamente si parla di Ucraina, del conflitto e degli sbocchi possibili: “Demos crede che ci sia un aggressore e un aggredito – ribadisce Ciani che colloca il partito nettamente “per la pace. Siamo preoccupati che con troppa superficialità si sia parlato di armi e si sia normalizzata la guerra”. E insiste: “Rispettiamo un popolo che resiste, ma guardiamo al dopo: come sarà la pace? Non ci interessa la vittoria anche perché l’unica vittoria non può che essere la pace”. Poi disegna il modello di società su cui punta Demos, non certo quella “competitiva ed escludente, che disprezza corpi intermedi e fragilità. Ci siamo impegnati perché testimoni di un dramma che vieppiù si diffonde, quello della solitudine: in troppi vivono soli, si sentono soli, sentono il peso dell’isolamento fisico, sociale, delle difficoltà di incontrare, stare, parlare con gli altri. Non crediamo nella politica leaderistica, ma in una comunità di persone che facciano da ponte tra istituzioni e popolo. Abbiamo lanciato e creduto in un’idea: ‘la forza del noi'”.

Gli risponde il segretario Pd Enrico Letta: “Quella di oggi è una tappa di un percorso. Faremo un lavoro insieme, a partire dal prossimo anno in cui dovremo dimostrare insieme di avere saggezza e grande capacità di discernimento. Non possiamo sciupare l’opportunità di questo governo straordinario, dove siamo dentro ad una maggioranza larga che ci consente di fare cose che altrimenti non avremmo potuto fare”. Letta si rivolge poi ad Andrea Riccardi (applauditissimo il suo intervento per invocare una nuova legge sulla cittadinanza da lui richiesta fin dal 2011) per parlare di inclusione: “Voglio dire una parola chiara ad Andrea Riccardi: non potrò dire che il mio tempo alla guida del Pd sarà stato positivo, se noi non avremo approvato lo ius culturae e lo ius scholae. E lo dico e lo penso profondamente perché so quanto il Paese è indietro su questo punto”. Ma il percorso parlamentare è in salita, lo dimostrano le parole di Antonio Tajani, coordinatore di Forza Italia: “Lo ius culturae andrebbe bene se ci fosse una cultura e una identità che viene difesa – dice nel sio intervento – Ma siamo sicuri, quando abbiamo paura di avere una croce nelle scuole? Quando chiediamo alle persone se si offendono quando c’è un crocifisso? Prima di arrivare allo ius culturae bisogna avere una forte identità di valori”.

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