Abb, la lettera degli operai al super-manager: “Non chiuda la fabbrica, è la nostra vita”

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ROMA – “Dear Mr. Rosengren…”. Succede che gli operai di una fabbrica prendano carta e penna e scrivano direttamente al ceo della multinazionale proprietaria dell’impianto, per scongiurarne la chiusura. Un ultimo, disperato tentativo che prova a toccare anche le corde umane di una vicenda, al momento, senza via di ritorno.

Innanzitutto i fatti: il 29 ottobre scorso Abb – gruppo svizzero dell’elettrificazione, della robotica, dell’automazione, presente in 100 Paesi (18 gli stabilimenti in Italia) e con 110mila addetti – comunica ai sindacati la decisione di chiudere il sito di Marostica (Vicenza) che produce canaline elettriche e scatole di derivazione. Lo stop significherà il licenziamento di 60 dipendenti diretti e di altri 40 tra precari, logistica, mense e pulizie.

Il motivo della scelta di Abb è lo stesso al quale ci hanno abituato da tempo le multinazionali presenti nel nostro Paese: nonostante il gruppo non abbia bilanci in sofferenza, con ordini in costante crescita, la fabbrica di Marostica viene considerata non strategica perché i costi fissi sono troppo alti e non viene garantita la marginalità prefissata. Dunque, si delocalizza.

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Un segnale in questo senso era già arrivato nel 2018 quando sempre a Marostica Abb aveva aperto una procedura di licenziamento per 20 lavoratori, tamponata dai sindacati con le uscite volontarie dei pensionandi. E proprio in quell’occasione venne esternalizzata in Bulgaria una linea produttiva completa. Ma la vera doccia gelata è stato l’annuncio di ottobre, oltretutto dopo che lo scorso anno era stato riconosciuto un premio di risultato ai dipendenti dello stabilimento di Marostica.

“Molti di noi lavorano per questa società da oltre venti anni – scrivono gli operai al ceo di Abb, Bjorn Rosengren – ci sono coppie, donne single con figli, famiglie numerose, uomini e donne adulti ma troppo giovani per la pensione. In questo momento storico caratterizzato da una crisi pandemica che si aggiunge all’instabilità economica, non possono permettersi di perdere il posto di lavoro”.

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E l’appello finale della lettera: “Chiediamo ora gli stessi valori che condividiamo da anni lavorando in Abb: coraggio di cambiare idea; cura dei tanti dipendenti che hanno dato il massimo negli anni sacrificando a volte la vita privata perché si sono sempre sentiti parte dell’azienda; curiosità nel sondare e nel voler capire quali strategie sono migliorabili e quali azioni si possano intraprendere nella gestione del business per Abb; collaborazione, quella che ci viene chiesta a più livelli ogni giorno e che noi oggi chiediamo ai nostri responsabili”.

La lettera è sul tavolo di Rosengren, ma per ora non c’è risposta. A Marostica la attendono un centinaio di famiglie che all’orizzonte non intravedono il futuro.

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