Abi, i tassi dei mutui sfondano il 4%. La stretta Bce azzera la crescita dei prestiti dalle banche

Pubblicità
Pubblicità

MILANO – Le strette della Bce si fanno vedere nella consueta rilevazione mensile dell’Abi sull’andamento della dinamica dei prestiti da parte delle banche a imprese e famiglie italiane.

I mutui sfondano il 4%

Da una parte sale ancora, di poco, il costo del denaro. Il bollettino dell’associazione delle banche italiane dice che ad aprile, a seguito dei rialzi dei tassi ufficiiali, i tassi di interesse sulle operazioni di finanziamento registrano un tasso medio sul totale dei prestiti del 3,99% (3,80% nel mese precedente e 6,18% prima della crisi, a fine 2007). Il vicedirettore generale vicario dell’Abi, Gianfranco Torriero, durante una call sul rapporto mensile Abi ha spiegato che il tasso del 3,99% è stato “riscontrato l’ultima volta a maggio 2012”. Il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese è stato del 4,43% (4,30% il mese precedente; 5,48% a fine 2007), mentre il tasso medio sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni è stato il 4,03% (4,00% il mese precedente, 5,72% a fine 2007).

Tesoretto da parte? Ecco cosa conviene tra estinzione del mutuo e investimento a basso rischio

Frena la domanda di prestiti

Dall’altra parte il rallentamento della dinamica del credito emerge dal fatto che si azzera la crescita dei prestiti bancari a famiglie e imprese in Italia, per effetto della stretta della Bce sulla domanda. Secondo il rapporto mensile Abi, ad aprile, i prestiti a imprese e famiglie sono rimasti invariati rispetto a un anno prima, mentre a marzo avevano registrato un incremento dello 0,4%, quando i prestiti alle imprese erano diminuiti dell’1% e alle famiglie erano cresciuti dell’1,9%. Era dal gennaio 2016 che non si registrava una variazione negativa dello 0,1%.

La crisi colpisce anche i mutui: con il caro-rate è boom di sospensioni

Le sofferenze nette (cioè al netto di svalutazioni e accantonamenti già effettuati dalle banche con proprie risorse) a marzo 2023 sono state 15,2 miliardi di euro, in aumento di circa 1 miliardo rispetto a dicembre 2022, anche se in lieve calo rispetto a febbraio 2023 (-0,3 miliardi). Rispetto al livello massimo delle sofferenze nette, raggiunto a novembre 2015 (88,8 miliardi) il calo è di 73,6 miliardi. Il rapporto sofferenze nette su impieghi totali è stato pari allo 0,88% a marzo 2023 rispetto allo 0,81% di dicembre 2022, all’1,02% di marzo 2022 e al 4,89% a novembre 2015.

Pubblicità

Pubblicità

Go to Source

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *