Abrignani: “Sul Covid scelte giuste per non bloccare il Paese. Ora avanti con l’obbligo vaccinale”

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«Se fossimo tutti vaccinati oggi avremmo 440 ricoverati in terapia intensiva invece di 1.200 e saremmo in zona bianca». Per Sergio Abrignani, immunologo dell’università di Milano e membro del Comitato Tecnico Scientifico, «questo sarebbe il momento dell’obbligo vaccinale».

Perché?

«Perché i casi gravi si possono controllare con i vaccini e l’epidemia di forme severe oggi riguarda i No Vax, il 10% del paese. Il 60-70% dei ricoveri in terapia intensiva è di persone non immunizzate e dalle terapie intensive dipendono sia i colori delle Regioni che la possibilità di curare malattie diverse dal Covid. Non è possibile che le scelte irrazionali del 10% determinino la sorte del restante 90%. Se torneremo in zona arancione o peggio rossa, chi pagherà i danni?».

Se siamo in un momento di crisi, perché allentare le quarantene?

«Per non bloccare i servizi pubblici, l’economia e gli ospedali, il governo ha deciso di assumere qualche rischio in più abolendo la quarantena per i vaccinati. Allo stesso tempo però ha mitigato il rischio estendendo il Super Green Pass».

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Ma sappiamo qual è il numero di italiani oggi in quarantena?

«Penso diversi milioni, se ogni positivo ha 10-20 contatti nei due giorni precedenti alla comparsa dei sintomi».

Nessuno in realtà ha mai controllato che isolamenti e quarantene fossero rispettate.

«Alcune verifiche ci sono state, ma è impossibile controllare 600mila italiani positivi più i loro contatti. Ci vorrebbe una burocrazia mastodontica solo per il Covid. Dobbiamo basarci sulla fiducia».

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Cosa accadrà quando Omicron diventerà prevalente?

«Omicron probabilmente è già prevalente. I numeri che vediamo si spiegano solo con la nuova variante. Nessuno al mondo si aspettava un virus così contagioso, è qualcosa di mai visto prima. In poche settimane l’Italia è passata da 5mila a 127mila casi, e forse raggiungeremo i 200mila come la Francia. Senza vaccini, guardando ai dati del 2020, oggi avremmo 10mila persone in terapia intensiva e 2mila morti al giorno».

Ma non è un virus più “buono”?

«È vero che sembra infettare di più le vie aeree superiori e meno i polmoni, ma a cambiare è stato soprattutto il contesto. Il virus incontra una maggioranza di immunizzati e i vaccini mantengono un’ottima capacità di prevenire i sintomi gravi. L’epidemia seria oggi riguarda soprattutto i non vaccinati. L’obbligo salverebbe il paese da ulteriori danni della pandemia e i No Vax dall’alto rischio di forme severe. Se non ora, non vedo quando. Non abbiamo più tempo per il convincimento».

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Non è troppo presto per essere sicuri che i ricoveri non crescano?

«È vero, in Italia le conseguenze dell’esplosione dei contagi di oggi si vedranno tra 10 giorni. Ma abbiamo la Gran Bretagna davanti agli occhi. Lì Omicron si è attestata con 2-3 settimane di anticipo rispetto a noi. I ricoveri e i decessi aumentano, ma non in modo drammatico come l’anno scorso, quando avevamo una letalità da Covid del 2-3%, Se nelle prossime settimane riusciremo a mantenerci tra 100 e 200 decessi al giorno nonostante i 100-200mila positivi, avremmo una letalità intorno all’uno per mille, un dato simile all’influenza».

Sono sempre tante vittime.

«Il Covid resterà una malattia importante. Se per molti diventerà un raffreddore, ci saranno sempre alcuni fragili colpiti in modo grave. Le vittime saranno sempre troppe, ma saremmo appunto ai livelli dell’influenza, che causa fra 4 e 15mila morti ogni anno, uno ogni 500-1.000 contagi. Per l’influenza non si chiude un paese e la decisione della Gran Bretagna di non prendere misure drastiche di fronte a Omicron vuol dire proprio questo. Per Londra il Covid è un’infezione quasi da lasciar correre, un virus endemico non tanto grave da provocare lockdown o misure dannose per l’economia. Se ci si è arrivati però è solo grazie a un tasso di immunizzazione molto alto. Sono i vaccini che hanno addomesticato il virus».

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«Saremo in famiglia, in quattro. Ci vuole buon senso in questa situazione. Purtroppo non è ancora il momento di abbracci e tavolate».
 

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