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Affondo spagnolo su Autostrade con l’ipotesi di un prezzo più alto

MILANO — Dopo aver fatto un po’ melina nella propria metà campo, il patron del gruppo Acs, nonché presidente del Real Madrid, Florentino Pérez si è portato in zona rete: ieri, a ridosso del cda di Atlantia che doveva prendere in esame la proposta Cdp-fondi per Aspi, ha inviato una lettera ai vertici del gruppo, avanzando una manifestazione di interesse per una «partecipazione significativa» di Aspi. Una manifestazione ancora «potenziale», che valuta il 100% di Aspi tra i 9 e i 10 miliardi, stima che discende da «informazioni pubbliche» e da «alcune valutazioni iniziali di alto livello svolte preliminarmente da Acs». Gli spagnoli comunque non chiudono la porta ad eventuali altri compagni di cordata, Cdp compresa.
Pérez ha anche illustrato il senso industriale dell’operazione: «Crediamo che questa transazione possa rappresentare un’opportunità unica per Atlantia e possa essere propedeutica a una futura fusione tra Abertis e Aspi, creando il maggior operatore di concessioni autostradali del mondo». Abertis, gruppo iberico titolare di molte concessioni autostradali dentro e fuori della Spagna, è controllato al 50% più un’azione da Atlantia, mentre il resto fa capo ad Acs. La fusione tra i due per certi versi ricorda l’operazione proposta nel 2006 – e poi saltata per l’opposizione del governo italiano – quando Abertis, all’epoca un gruppo autonomo, si era fatta avanti per fondersi con Autostrade.
La manifestazione di interesse di Acs – così come la cifra finale che sarebbe disposta a pagare per Aspi – dipenderà dall’approvazione del nuovo Pef (il Piano economico finanziario, da cui discendono le tariffe autostradali e quindi la redditività dell’azienda) e al via libera alla transazione (sulla concessione) da parte delle autorità competenti.
Fin qui la lettera di Acs, arrivata poco prima dell’inizio del cda di Atlantia. I consiglieri, convocati per una prima disamina dell’offerta vincolante di Cdp, in cordata con Blackstone e Macquarie, hanno cominciato la disamina dell’offerta Cdp e hanno «preso atto» della manifestazione di interesse di Acs. Entrambi i dossier saranno studiati in consigli successivi, convocati nei prossimi giorni «per le necessarie determinazioni in merito».
Di sicuro, la mossa di Pérez spariglia le carte. Il prezzo ipotizzato non è troppo distante da quei 9,1 miliardi (più gli eventuali ristori Covid) messi sul piatto dalla cordata. Ma soprattutto, i due dossier sono a uno stadio completamente diverso: un’offerta vincolante – e completamente finanziata – da una parte; una manifestazione di interesse dall’altra. Solo per realizzare una due diligence, cosa che Acs non ha nemmeno cominciato, servono mesi. Insomma, i consiglieri di Atlantia si trovano davanti ad un bel rebus. Il ministro delle infrastrutture, Enrico Giovannini, il giorno prima aveva ribadito che il governo si aspetta «una decisione rapida» da parte di Atlantia, un obiettivo che sembra incompatibile con l’avvio diuna nuova trattativa. Tuttavia, di fronte a una valutazione (non ancora un’offerta) che stima il valore di Aspi superiore a quello espresso da Cdp, il compito dei consiglieri è complesso. Un’ipotesi potrebbe essere quella di prendere un po’ di tempo prima di convocare l’assemblea per la cessione di Aspi (l’offerta della Cassa sembra abbia come termine ultimo il 28 maggio), in attesa di vedere se arriva l’altra offerta vincolante. Dal canto suo il fondo Tci, da sempre molto determinato a considerare troppo bassa l’offerta Cdp, ha già manifestato apprezzamento per la manifestazione di interesse di Acs. Ma la platea dei soci Atlantia è più composita. Senza contare l’incognita giuridica: il Pef non è stato ancora approvato e la transazione per chiudere definitivamente la procedura di potenziale revoca della concessione è ancora pendente. Anzi, nell’accordo raggiunto nel luglio scorso l’ok era subordinato – insieme ad altre condizioni – alla vendita di Aspi a Cdp (aspetto quest’ultimo sempre contestato da Atlantia). Cassa che, per l’83%, è controllata dal Mef. Di sicuro, non è ipotizzabile in questo stadio che Cdp possa entrare a far parte di una nuova cordata, insieme ad Acs: Cassa ha presentato un’offerta vincolante insieme ad altri partner. Non può stracciare il contratto.



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