Afroamericano scagionato dopo 48 anni dall’accusa di stupro: il più antico errore giudiziario negli Stati Uniti

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New York – Quando nel ’75 Leonard Mack era tornato a casa dalla guerra in Vietnam pensava di aver visto tutti i mostri della vita. Si sbagliava. Pochi mesi dopo venne messo in carcere con l’accusa di aver stuprato una studentessa che viveva nel suo quartiere. Al giudice, dopo la lettura della sentenza, Mack aveva continuato a dire “sono innocente, state condannando la persona sbagliata”. Lo avevano portato via di peso, senza neanche dargli il tempo di salutare i famigliari. Per quel reato Mack si era fatto più di sette anni di prigione. Per tutti era lo stupratore, il bruto della contea di Greenburgh, New York. Ma aveva ragione lui: era davvero innocente.

La verità 48 anni dopo grazie al Dna

Quarantasette anni dopo questo afroamericano di 72 anni ha trovato giustizia: la prova del Dna lo ha scagionato. Secondo Innocence Project, che lo ha assistito, è la più antica condanna conosciuta negli Stati Uniti caduta grazie alla prova del dna e anche il più longevo errore giudiziario della storia. Dal 1989 sono più di 3300 le persone scagionate con questo sistema, ma nessuna dopo quasi mezzo secolo.

La condanna, ma nessuna prova

Mack aveva 24 anni quando venne arrestato il 22 maggio del ’75 per lo stupro avvenuto qualche ora prima nella zona dove viveva. Una studentessa di liceo stava camminando con un amico quando era stata aggredita da una persona descritta come giovane e afroamericano. Gli agenti erano andati a prendere a casa Mack. La vittima era stata spinta a riconoscerlo dopo “identificazioni viziate dai metodi parziali e problematici delle forze dell’ordine”, ha sottolineato l’accusa. Metodi di cui sono spesso erano, e sono, vittime i neri e gli ispanici, secondo Innocence Project. Tutte le incongruenze delle inchieste erano finite nel nulla. Le testimonianze non collimavano, Mack era risultato da tutt’altra parte, con vestiti diversi dalla stupratore, inoltre non c’erano prove della sua presenza in quel posto, ma era stato inutile. Le analisi dei medici lo avevano scagionato, ma il giudice non aveva cambiato idea. Una volta uscito dal carcere, Mack aveva lasciato New York e si era rifatto una vita negli Stati Uniti, ma quella macchia da condannato per stupro lo ha accompagnato per tutta la vita. Fino a quando nel 2022 la procura non ha deciso di riaprire il fascicolo ed effettuare analisi sulle tracce del Dna rimaste sulla biancheria intima della vittima.

Trovato il vero autore dello stupro

Le analisi non solo hanno rivelato che Mack non c’entrava, ma hanno indicato il vero autore dello stupro: un uomo già in carcere per un altro caso, che ha ammesso di essere stato lui ma non può essere più incriminato perché il reato è caduto in prescrizione. Mack però ha avuto giustizia. “Ora – ha commentato in lacrime – posso davvero dire di essere libero”.

I numeri impietosi della giustizia sulle condanne ai neri

Secondo il report 2022 del “National Registry of Exonerations”, progetto guidato da alcune università americane, nonostante i neri rappresentino solo il 13 per cento dell’intera popolazione degli Stati Uniti, formano il 53 per cento delle dichiarazioni di innocenza dopo errori giudiziari, registrate dal 1989. I neri hanno sette volte più possibilità dei bianchi di finire tra i sospetti di un crimine grave. Mack è rientrato in questa statistica.

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