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Albergatori allo stremo, le profughe ucraine: “Non mandateci via, fateci stare con i parenti”

“Da quando la guerra ha avuto inizio abbiamo fatto l’unica cosa che si poteva fare: aprire le porte ai profughi in difficoltà. Adesso però, senza aiuti da parte dello Stato, noi albergatori siamo allo stremo. Solo di luce e gas sono stati spesi dai vari esercenti circa 200 mila euro”. Con queste parole Giosuè Salomone, Presidente di Riviera Sicura e titolare dell’Hotel Brenta di Rimini, commenta l’attuale disagio che stanno vivendo albergatori e profughi ucraini arrivati in massa nella città di Rimini per ricevere una prima accoglienza. “La prefettura ha attivato i vari Centri di Accoglienza Straordinaria, ma da quanto è emerso sembrano dei posti tremendi in luoghi isolati e con poca igiene. Li abbiamo tolti da un inferno per metterli in un altro” rimarca il Segretario nazionale dell’Associazione culturale europea Italia-Ucraina “Maidan”, Domenico Morra. In cento profughi, tra donne e bambini, si sono dati appuntamento davanti alla Prefettura di Rimini e intonando il proprio inno nazionale, hanno chiesto a gran voce di poter rimanere a Rimini assieme a parenti ed amici e non esser trasferiti altrove: “I nostri mariti sono sotto le bombe, noi vorremmo tornare a casa ma in questo momento non è possibile. Non pretendiamo molto, chiediamo solo di poter restare qui assieme ai nostri parenti”.

Di Edoardo Bianchi



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