Alitalia, via al rilancio ma in versione ridotta: avrà solo 45 aerei

Pubblicità
Pubblicità

ROMA – La parola d’ordine è salvare Alitalia. Ma non a qualunque costo. Ieri Mario Draghi ha convocato a Palazzo Chigi i ministri coinvolti nella crisi della compagnia: Economia, Trasporti, Sviluppo con la novità del ministero del Lavoro, segno che la vertenza comincia a entrare in una fase caldissima per i lavoratori. Nella trattativa con l’Europa il premier si muoverà in prima persona e difficilmente gli altri ministri avranno grossi margini di manovra.

La strada per rilanciare la compagnia rispettando le regole dettate da Bruxelles – venerdì si terrà l’atteso vertice con il governo italiano – parte dalla “discontinuità” con un passato fatto di prestiti a pioggia mai restituiti e un’azienda gestita da mani incapaci di rilanciarla. Stavolta, complice la pandemia, le cose si sono molto complicate fino a mettere in dubbio i capisaldi dell’operazione che doveva partire, nelle intenzioni del governo Conte, con almeno 70 aerei, 6 mila addetti e una dote di 3 miliardi di euro.

Nelle ultime ore è invece apparso chiaro a tutti i protagonisti che Ita, la società del Mef costituita per prendere in mano la vecchia compagnia, dovrà cambiare in parte i piani di rilancio. Lo chiede innanzitutto Draghi che non vuole mettere in piedi un salvataggio “vecchia scuola”, ma un progetto pensato per progredire un passo alla volta. Fonti vicine alla Lega spiegano che si sta lavorando con l’obiettivo di rendere indipendente Ita, che dovrà operare «senza gravare sui conti dello Stato». La società, guidata da Fabio Lazzerini, acquisirà direttamente dall’amministrazione straordinaria Alitalia tutta la parte “aviation”, ossia aerei e dipendenti, e partirà entro fine aprile per intercettare il traffico estivo che sta crescendo, almeno secondo i segnali promettenti che giungono dalle prenotazioni.

La flotta inizialmente sarà inferiore ai 52 aerei presenti nel piano pensato lo scorso anno: si fa strada un progetto con non più di 45 macchine, il che significa un’azienda da 4.500 dipendenti al massimo. Per limitare contraccolpi pesanti sugli addetti alla linea aerea – oltre che sui lavoratori dell’indotto che in totale coinvolge 50 mila persone – si starebbe ipotizzando il ricorso a solidarietà, prepensionamenti e misure di accompagnamento all’uscita. Di questo, soprattutto, si è parlato ieri a Palazzo Chigi: quali ammortizzatori sociali mettere in campo a garanzia dei lavoratori.
Anche il tesoretto da 3 miliardi di euro sul tavolo per Ita, viene visto, da fonti autorevoli, in discesa di oltre la metà: Alitalia 2 avrà in dote poco più di un miliardo. Inoltre, il decollo della nuova società sarà veloce, anche per evitare il crac definitivo della Alitalia in amministrazione straordinaria. Basti considerare che parte dello stipendio di febbraio è stato pagato solo ieri con due giorni di ritardo. E ora i sindacati cominciano a chiedere con forza delle risposte.

Domani Usb, Cub, Air Crew Committee, Assovolo manifesteranno al ministero dei Trasporti. Caldissimo pure il fronte sindacale tradizionale con Cgil, Cisl, Uil e Ugl che respingono le ipotesi di “spezzatino” della società. La Fnta, ovvero Anpac, Anpav e Anp pongono al governo anche il tema degli slot, ovvero delle bande orarie di decollo e atterraggio che per le compagnie sono preziose: «Occorre fare presto e agire sul trasferimento della parte Aviation, garantendo il mantenimento del brand e degli slot e contratti di servizio per handling e manutenzione».

Pubblicità

Pubblicità

Go to Source

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *