Allegri contro Di Maria, Cuadrado e Chiesa

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SIVIGLIA – Allora quella di Cuadrado alla vigilia non era una battuta: “Se lasciamo il palleggio al Siviglia diventa difficile”, aveva detto mercoledì, “quindi dovremo stare alti, pressarli alti. Se il mister ce lo permette…”. Il mister invece non gliel’ha permesso, la strategia della Juventus è stata quella di aspettare il Siviglia negli ultimi trenta metri, di non pressarlo mai, di limitarlo occupando gli spazi creandosene di riflesso per il contropiede: la tattica ha funzionato per un’ora, ma alla lunga il calcio ha premiato chi aveva deciso di attaccare, non di difendersi.

Cuadrado-Di Maria e Allegri, idee opposte

Non era una boutade, quella di Cuadrado. C’era una parte della squadra, o perlomeno lui, in disaccordo sui piani di Allegri e guarda caso proprio il colombiano è stato tra i peggiori. Con lui, Di Maria: un altro che vive di malavoglia la filosofia allegriana, essendo abituato a ben altri modi di fare: tra Real, United e Psg, ha passato una vita a obbligare gli altri a difendersi, mentre giovedì era lui era l’uomo più avanzato della Juve e stava a 35 metri da Szczesny.

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La confusione di Chiesa

Il terzo ad aver deluso profondamente è stato Chiesa, un giocatore confuso: anche lui non si è mai preso con Allegri, che prima dell’infortunio del gennaio 2022, è bene ricordarlo, non lo trattava da titolare fisso e aveva dei dubbi (per altro tutt’ora non chiariti) sul suo ruolo. Nel 3-5-2 non c’è un posto per Chiesa, se non adattandolo a esterno a tutto fascia (ma non ce la fa) o a seconda punta (ma non è il suo pane). Per Allegri potrebbe diventare un centravanti. Da ala ha avuto pochissime chances. Sta di fatto che se quei tre ce l’hanno, per motivi diversi, con Allegri, Allegri ce l’ha senz’altro con loro.

Allegri salva soltanto i giovani

Dopo l’ultimo fallimento di questo biennio fallimentare, Allegri ha sostanzialmente parlato soltanto dei giovani o di quelli che giovani non lo sono ormai più ma che hanno ancora poca esperienza internazionale, tipo Vlahovic e Bremer, che comunque hanno già giocato un Mondiale, o Gatti. “Nessuno nasce imparato. Queste partite le decidono i dettagli e certi dettagli con un po’ di esperienza in più in futuro li faranno girare a loro favore. Questa stagione è comunque positiva perché abbiamo valorizzato tanti ragazzi” ha detto Max, con tesi contraddittorie. La formazione della semifinale l’ha comunque voluta ringiovanire lui, scegliendo Gatti, Iling e Kean (le alternative più esperte c’erano). E sarà anche vero che i dettagli contano, ma restano importanti la fantasia, l’inclinazione, la mentalità: a furia di attaccare, il Siviglia dei dettagli ha potuto infischiarsene, al contrario della Juve che ha invece centellinato le azioni (è bene ricordare che si partiva da un pareggio e che gli andalusi non avevano nessuna impellenza di caricare a testa bassa). Alla fine Allegri si è detto contento sia della tattica (“era quella giusta”) sia delle scelte, mentre non lo è stato dell’atteggiamento di chi di esperienza ne aveva a palate e non c’era motivo che patisse né l’atmosfera né il peso della responsabilità: Di Maria, Cuadrado, Chiesa.

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Di Maria irritante, rapporto in bilico

L’argentino è stato irritante. Ha sbagliato un gol che uno come lui dovrebbe segnare in pantofole, invece ha tirato come se avesse mirato lontano dalla porta. Ha perso contrasti in serie, ha corso poco e sbuffato molto e si è pure scocciato quando Allegri lo ha sottoposto a una sacrosanta sostituzione. Potranno resistere un altro anno assieme o la permanenza di uno dei due esclude quella dell’altro? Più la seconda che la prima.

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Cuadrado verso l’addio

Con Cuadrado il rapporto è finito da un po’, difatti il contratto del colombiano, in scadenza a giugno, non verrà rinnovato. Con Allegri ha vissuto anni belli e ad Allegri deve molto, ma nella stagione del tramonto qualcosa s’è rotto e di fatto Cuadrado continua a giocare per mancanza di alternative, visto l’infortunio di De Sciglio e l’insistenza di Allegri sul 3-5-1-1. Già col Napoli il colombiano l’aveva combinata grossa, proprio all’ultimo, lasciandosi cadere nell’area avversaria e fermandosi a protestare invece di tallonare il contropiede dei futuri campioni d’Italia, risolto dal gol di Raspadori: piccoli (o grandi) segnali di un rapporto ormai teso.

Federico Chiesa

Chiesa resta, riflessioni su Di Maria

Cuadrado lascerà la Juve. O meglio: non verrà trattenuto. Chiesa non si muoverà, anche perché il suo cartellino è svalutato dopo una stagione e mezza perduta tra infortuni e prestazioni scadenti e inoltre è considerato dalla società un simbolo del nuovo corso. La situazione di Di Maria è invece indefinita: se fino a un mese fa la dirigenza era convinta che provare a confermarlo fosse la cosa giusta (il contratto del Fideo scade il mese prossimo, ma con il rinnovo accederebbe ai benefici del decreto crescita e dunque il secondo anno costerebbe al lordo sensibilmente meno), dopo le ultime deludenti settimane quella certezza traballa, anche se perdere Di Maria significherebbe dover investire molti soldi per il cartellino di un titolare di primo livello. Ma quando Allegri dice “a fine stagione faremo il punto, dobbiamo restare lucidi e valutare bene tutto” non è escluso che si riferisca anche a questo. E potrebbe portare le immagini della partita ieri come prova documentativa.

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