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Americhe a confronto, Usa indietro di due anni

WASHINGTON – Come due anni fa, ieri, 6 gennaio, abbiamo visto due americhe a confronto. L’America della giustizia e della lealtà, e l’America del tradimento e della menzogna. Dovremo abituarci a questo dualismo nella democrazia guida dell’occidente perché ora che il repubblicano Kevin McCarthy si è finalmente insediato come Presidente della Camera, inizierà il suo compito piu’ difficile: governare un processo legislativo naturalmente difficile senza la credibilità e l’autorevolezza necessarie. Per il nuovo Speaker di una risicata maggioranza repubblicana sarà quasi impossibile contrastare gli irriducibili della destra che lo hanno bocciato, umiliato e maltrattato fino alla fine. Per giunta dopo averlo privato degli ultimi brandelli del suo potere in cambio del loro voto.

La cornice, dopo la nomina e le difficoltà, resta quella americana di sempre. McCarthy ha ricordato le sue origini umili e quelle altrettanto umili di Hakeem Jeffries, il capo della minoranza democratica, evocando le grandi opportunità del sogno americano. Ha promesso di lavorare per la gente ed è apparso sinceramente commosso. Ma la questione non è solo emotiva. Lo diciamo perché per trovare una divisione così marcata e gretta all’interno di un partito come quella che abbiamo visto fino a ieri fra i repubblicani, occorre risalire a 164 anni fa, al 1859, quando ci fu un impasse simile in Congresso, poco prima della Guerra Civile che avrebbe messo a ferro e fuoco la giovane Nazione americana.

Gli anticorpi dell’America

Oggi il passo più preoccupante è il passaggio dalla polarizzazione estrema fra i due partiti a una polarizzazione addirittura interna a un partito. Citiamo un episodio per tutti. Dopo aver fatto le ultime concessioni, inclusa quella che autorizza un singolo parlamentare del suo partito a sfiduciarlo, o quella per finanziare una inchiesta sul dipartimento per la Giustizia e Joe Biden, McCarthy aveva detto trionfante di aver coagulato una maggioranza. Ma quando si è arrivati al voto di Matt Gaetz repubblicano della Florida il castello è crollato. Gaetz ha tradito e per un voto McCarthy è stato bocciato. In aula è esploso il pandemonio. McCarthy ha confrontato Gaetz. Un altro deputato ha minacciato di venire alle mani. C’e’ voluta una chiamata di Donald Trump per rimettere insieme i cocci e consentire con un tecnicismo di tornare al quindicesimo voto e alla vittoria di McCarthy. Cosa che ha naturalmente rimesso l’ex Presidente al centro dell’equazione politica per le primarie del 2024, consentendogli allo stesso tempo di tenere McCarthy suo ostaggio.

Le preoccupazioni più serie per la tenuta di McCarthy vengono tuttavia dall’esperienza recente nella storia del partito, fatta di trabocchetti e pugnalate alle spalle per mano della destra estrema già per i due predecessori di McCarthy. Prendiamo Paul Ryan, Speaker repubblicano dal 2015, intelligente, prestante, onesto, adatto a un futuro presidenziale, ha colto tutti di sorpresa quando nel 2019 ha deciso di abbandonare insieme la presidenza e la politica a 48 anni perché non ne poteva piu’ delle provocazioni che subiva dal Freedom Caucus: “Se la politica diventa sfruttare le divisioni invece che l’unità, non fa piu per me” disse. E se ne andò, sparendo dalla scena.

Il bis di Trump ora è più lontano

Prima di Ryan c’è stato il dramma dello Speaker John Boehner, un bonaccione dell’Ohio, lacrima facile quando raccontava della sua ascesa partendo da zero. Un uomo chiaramente motivato da onestà intellettuale. Ma per il Freedom Caucus, sempre quello, la gestione era debole, poco cattiva contro i democratici. E lo hanno massacrato. Boehner, insediato nel 2011, ha gettato la spugna nel settembre del 2015. Lui stesso ha detto di aver colto di sorpresa il capo della maggioranza del suo partito quando gli disse che se ne sarebbe andato: “Ho dovuto dirglielo cinque volte prima che mi credesse davvero”, ha raccontato.

Guarda caso il capo della maggioranza era proprio Kevin McCarthy. Questo per dire che l’uomo conosce a fondo la cattiveria e la determinazione a umiliare l’avversario da parte dei membri del Freedom Caucus. Non c’è dubbio che il gruppo parlamentare oggi sta distruggendo la credibilità del partito repubblicano e se con Ryan e Boehner gli estremisti hanno avuto il buon gusto di umiliarli dopo il loro insediamento, qui, per la prima volta hanno giocato d’anticipo. Immaginiamo cosa succederà quando si dovrà votare il bilancio o le appropriazioni!

Che ne sarà di Trump

Non dimentichiamo però l’America della giustizia e della lealtà. Sempre ieri, l’abbiamo vista alla Casa Bianca. Dodici persone che il 6 gennaio di due anni fa hanno difeso in Congresso e altrove la democrazia americana, hanno ricevuto da Biden una delle più alte onorificenze civili al valore, la Presidential Citizen Medal. Molta commozione. Soprattutto quando a prendere le medaglie si sono presentate le vedove o i genitori di coloro che in quella giornata drammatica hanno pagato con la vita. E nel confronto tra la dignità dei tutori delle libertà e i tradimenti del Freedom Caucus e di personaggi meschini come Gaetz, non possiamo avere dubbi su chi alla fine prevarrà in questo dualismo interno. Anche perché ne va del nostro futuro.



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