Anche le api urlano per segnalare il pericolo

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Cosa succede quando un calabrone si avvicina a un nido d’api? Succede che le api si mettono a urlare, lanciando un allarme. Questi urli sono gli effetti in realtà dei movimenti delle api, delle loro ali in particolare, e sono stati una scoperta fortuita da parte di un gruppo di ricercatori impegnati a studiare il comportamento di alcune api asiatiche. Che le api emettessero segnali sonori era infatti noto, ma che avessero a disposizione una così variegata quantità di suoni, collegata alla presenza di minacce, come quella dei calabroni, differenziata a seconda delle specie di calabroni, no. Ed è una scoperta curiosa, perché qualcosa di simile si osserva tipicamente in animali lontani e più complessi, come uccelli e mammiferi.

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A raccontare tutto questo, sulle pagine di Royal Society Open Science è un team di ricercatori canadesi, vietnamiti e statunitensi che ha studiato il comportamento dell’ape asiatica Apis cerana in risposta a due diversi tipi di calabroni, Vespa soror e Vespa velutina. Il primo, più grande, caccia in gruppo e mira sciami di api, non accontentandosi di far strage di adulti ma anche di larve e pupe, mentre il secondo, più piccolo, caccia in solitaria le api in prossimità dell’alveare, spiegano gli autori. Come accennato, che le api asiatiche (e non solo quelle asiatiche) emettessero e percepissero (grazie alle antenne, per esempio) dei suoni – meglio, segnali vibroacustici, noti come sibili e segnali di stop – era noto, ma questi segnali cambiano in presenza dei calabroni. “Ci siamo imbattuti in questi suoni per caso”, ricorda Gard Otis della University of Guelph, tra gli autori del paper: “Non credevo davvero a quello che stavo sentendo. Potevo sentire le api anche a un metro di distanza”.

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A colpire i ricercatori non è stata solo l’intensità di questi suoni emessi in presenza di calabroni nelle vicinanze. Dopo averli registrati e analizzati singolarmente (per un totale di quasi 30 mila segnali) gli scienziati parlano di un chiaro aumento di frequenza, ma non solo. Sono segnali irregolari, bruschi, più frenetici, cacofonici, scrivono, soprattutto in presenza di V.soror nelle vicinanze. Si tratta di segnali nuovi, che i ricercatori hanno soprannominato antipredatori, e che condividono, spiegano dei tratti con le urla di paura dei primati. Al punto che, commenta Heather Mattila del Wellesley College, primo nome del paper, da far pensare che esita una sorta di segnalazione universale per situazioni di pericolo, assimilabile appunto a quello che chiamiamo urla nei primati, sebbene in questo caso sono i movimenti frenetici dell’addomene e delle ali a scatenare le ”urla”.

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Contestualmente a questi segnali però viene messa bene in mostra la ghiandola Nasonov, suggerendo che oltre a quella sonora le api comunichino il pericolo anche grazie a una comunicazione chimica, attraverso il rilascio di feromoni che potrebbero aiutare le api a orientarsi, per esempio radunandosi intorno all’alveare. Ed è probabile che tutto questo porti le api a mettere in scena una o più strategie di difesa, come gettare sterco animale o attaccare tutte insieme il calabrone, spiegano gli autori.

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