Anche Starbucks lascia la Russia: dopo 15 anni chiude le sue 130 caffetterie

Pubblicità
Pubblicità

Dopo McDonald’s, anche la catena di caffetterie Starbucks lascia la Russa: l’annuncio è stato dato lunedì e segue quasi 15 anni di presenza a Mosca.

La compagnia di Seattle ha 130 negozi in Russia, che sono operati dal gruppo Alshaya per licenza, con circa 2mila impiegati nel Paese. Un passo che arriva dopo che, all’inizio di marzo, Starbucks aveva chiuso i suoi negozi e sospeso tutte le attività commerciali in Russia, compresa la spedizione dei suoi prodotti nel Paese, in seguito all’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca.

Come nota la Reuters, la compagnia ha annunciato che continuerà a dar supporto ai suoi collaboratori nel Paese: verranno pagati per sei mesi e aiutati nella transizione verso un altro lavoro. Non sono stati aggiunti dettagli sull’impatto economico dell’uscita dalla Russia, mentre McDonald’s aveva parlato di effetti fino a 1,4 miliardi di dollari.

Russia, da McDonald’s a Renault: quasi 200mila lavoratori a libro paga delle aziende occidentali

Il colosso degli hamburger ha scelto di vendere la sua attività all’imprenditore Alexander Govor, ex proprietario di attività minararie della Siberia, che finora deteneva la licenza e che dovrà però operare un re-branding dei ristoranti degli archi d’oro. Nel caso di Starbucks si tratta di una chiusura vera e propria. Una via diversa ancora è stata intrapresa dalla Renault, che ha deciso di vendere la sua quota di maggioranza nella joint venture russa ma con l’opzione di riacquisto in futuro.

(afp) Starbucks si aggiunge così a multinazionali come Exxon mobil e British american tobacco, che hanno già annunciato che lasceranno il Paese.

Pubblicità

Pubblicità

Go to Source

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *