Ansia per le calciatrici afgane della squadra di Herat: “Di sei di loro non abbiamo più notizie”

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Sono le campionesse del calcio afghano, hanno vinto il campionato, fanno parte della squadra di Herat per le quali si è messa in moto una grande catena di soliedarietà che arriva fino a Firenze. Quindici di loro sarebbero riuscite a scappare e raggiungere l’Iran ma di altre sei non ci sono notizie.

Il sindaco Dario Nardella è al lavoro per offrire accoglienza alle calciatrici afghane – e non solo a loro – da giorni in contatto con il mondo della cooperazione. Ed è proprio il Cospe, una delle ong che ha operato con la squadra di calcio in Afghanistan, a raccontare la situazione di queste donne. “Appena era chiara la rapida avanzata dei talebani molte sono fuggite e pare che ce l’abbiano fatta ad arrivare in Iran – dice Silvia Ricchieri, cooperante per anni in Afghanistan – Sono giovani e nubili, per loro il rischio di violenze e ritorsioni dai talebani è altissimo. Purtroppo di sei non abbiamo notizie e neanche del loro allenatore. Siamo molto preoccupati”.

Sul fronte delle istituzioni, Nardella ha garantito che “Firenze è pronta ad accogliere, stiamo lavorando – ha spiegato – con alcuni interlocutori italiani per accogliere alcune delle ragazze della squadra di calcio afgana ma anche donne, uomini, bambini che cercano un rifugio di fronte alla minaccia dei talebani. E’ bello vedere che i sindaci senza distinzione di colore politico, anche i sindaci della Lega, hanno condiviso l’appello dell’Anci e hanno detto di essere pronti ad accogliere, di fronte ad un’emergenza umanitaria devi essere coerente”.

Della possibile accoglienza da parte delle principali città italiane dei profughi provenienti dall’Afghanistan, ha aggiunto Nardella, “ne abbiamo parlato col sindaco Beppe Sala con cui c’è un rapporto eccellente sia a livello personale che di collaborazione tra Firenze e Milano”. I due si sono visti anche ieri sera nella tenuta di Sting in Toscana.

“Le città italiane possono essere gli avamposti del sistema di accoglienza del nostro paese – ha spiegato Nardella – perché sappiamo benissimo cosa significa governare i problemi dell’immigrazione. Detto questo, a me non interessa usare l’immigrazione per fare politica, perché chi lo fa spesso non vuole risolvere il problema. Qui non siamo di fronte a migranti economici, ma a persone che scappano da morte certa. E chi rifiuta di accogliere sostanzialmente agevola la loro uccisione, l’assassinio, l’oppressione. Non credo – ha concluso – agli spot propagandistici che i talebani stanno facendo per rassicurare, soprattutto sul trattamento delle donne, e c’è una cosa di cui non parliamo mai: qui siamo di fronte a una guerra per il controllo della fetta più grande al mondo del traffico di droga”.

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