Ant cambia abito per diventare una società finanziara: così Jack Ma si piega alla volontà di Pechino

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PECHINO – Potrebbe cambiare abito Ant Group, per provare a placare la morsa dei regolatori cinesi. Quella che Jack Ma, per vocazione e convenienza, aveva pensato come una azienda tecnologica al servizio della finanza, potrebbe diventare una società finanziaria a tutti gli effetti. La trasformazione la metterebbe sotto la vigilanza diretta della Banca centrale cinese, come le autorità comuniste desiderano, ma renderebbe anche il suo business molto meno redditizio, visti i maggiori requisiti di capitale e le regole più stringenti a cui sarebbe sottoposta.

L’ipotesi di ristrutturazione, riportata dal Wall Street Journal sulla base di fonti a conoscenza delle trattative, sarebbe stata appena presentata da Ant alle autorità, rispondendo a una loro sollecitazione. È l’ultimo capitolo della violenta stretta regolatoria lanciata dal governo cinese contro l’impero di Jack Ma e l’industria hi-tech in generale, iniziata proprio con lo stop improvviso alla quotazione di Ant. Cambiare abito, in questo caso, farebbe una differenza sostanziale per la società fondata dall’uomo più ricco di Cina, che ha digitalizzato pagamenti, prestiti e investimenti diventando nel frattempo un colosso di rilevanza sistemica, con un miliardo di utenti. Nel corso degli anni infatti, anche per godere di regole e requisiti di capitale più snelli, Ant ha sempre cercato di presentarsi come un fornitore di servizi tecnologici, un settore dai margini e dai multipli di Borsa ben superiori a quelli delle banche tradizionali. Il prospetto della quotazione, clamorosamente stoppata due giorni prima del via, prevedeva che solo una delle sue controllate diventasse una società finanziaria, in cui sarebbero confluite le attività di investimento e di prestito. Trasformare l’intera azienda in una holding finanziaria la sottoporrebbe a controlli e requisiti simili a quelli delle banche.

D’altra parte Jack Ma e Ant Group hanno ben poche alternative. Le autorità cinesi, anche per la loro visibilità, li hanno resi il simbolo di una nuova stagione per l’industria hi-tech e in particolare per il suo ramo finanziario. Una campagna contro lo “sviluppo disordinato del capitale” il cui obiettivo, politico ed economico, è regolare un settore finora cresciuto in maniera selvaggia per preservare la stabilità, concetto chiave del presidente Xi Jinping, nell’interesse dei cittadini ma anche del Partito. La Banca centrale ha avanzato cinque richieste ad Ant: tornare alle sue origini di servizio di pagamento (limitando il business dei prestiti, il più redditizio), proteggere i dati personali degli utenti, creare una holding finanziaria, migliorare la governance e la sicurezza. L’insieme di queste richieste comporta per la società di rivedere in profondità i suoi prodotti, finora basati sull’utilizzo dei dati dei clienti per costruire offerte incrociate e su una struttura di capitale leggera: erano le banche, a cui lei offriva dei servizi, a sobbarcarsi gran parte dei rischi nei loro bilanci. La trasformazione sembrerebbe però poter evitare un destino ancora più drastico, cioè quello dello spezzatino delle attività.

La società, come saggezza cinese comanda quando si finisce nel mirino del Partito, ha piegato la testa e lanciato un’attività di “rettifica” delle proprie operazioni. Dopo essere sparito dai riflettori per diverse settimane, generando una serie di speculazioni sul suo destino, Jack Ma è ricomparso, con un video messaggio indirizzato agli insegnanti della sua fondazione filantropica che si occupa di istruzione nelle aree rurali. L’uomo che a ottobre aveva sfidato i regolatori, in un discorso visto da alcuni come la miccia che ha scatenato la stretta, da altri come un ultimo disperato tentativo di evitarla, Maestro Jack ha recitato la parte dell’imprenditore “patriota”, in perfetta linea con le richieste del presidente Xi.

Le autorità, che nell’arco di poche settimane hanno lanciato nuovi regolamenti in serie su monopoli, servizi finanziari e protezione dei dati, sembrano soddisfatte della collaborazione mostrata da Ant. Dopo tanti bastoni, il governatore della Banca centrale Yi Gang, ospite del Forum di Davos, ha lasciato intravvedere una carota: se le regole saranno rispettate la quotazione della società si potrà fare. Arrivando sul mercato vestita da società finanziaria, Ant strapperebbe una quotazione molto più bassa rispetto ai 300 miliardi di dollari che valeva da campione tecnologico. Ma ora è questo l’abito che la Cina le impone di indossare.

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