Appendino: “Maternità e lavoro, servono leggi e un salto culturale: non si può più avere paura di fare un bambino”

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“È importante cambiare il punto di vista sull’intera vita professionale della donna (ma anche degli uomini). Servono strumenti normativi e un salto culturale che oggi ancora non c’è. Serve uno Stato pronto ad accompagnare la donna durante tutta la maternità, a partire dai servizi di welfare. Prima e dopo il parto”. Ad affermarlo, in un lungo post su Facebook, la sindaca di Torino Chiara Appendino, arrivata al settimo mese di gravidanza.

Tra i primi commenti al suo post c’è quello di Stefano Patuanelli, ministro delle Politiche agricole e portavoce M5s in Senato: “Brava Chiara, “purtroppo la difficoltà con cui ancora oggi le donne accedono ai luoghi di decisione provoca impianti legislativi tendenzialmente ‘maschilisti’ “

“Io – scrive Appendino – ho lavorato e sto continuando a lavorare, ma dipende molto dal tipo di lavoro. In generale si tratta di un processo, anche culturale, di ‘normalizzazione’ della gravidanza”, dice, ricordando che “recentemente la legge ha dato la possibilità alle donne di lavorare fino al nono mese, un ottimo segnale, sia per le donne, sia per un mondo del lavoro che, colpevolmente, ha sempre visto la gravidanza come una condizione patologica, dando per scontato che una donna non possa creare valore in ciò che fa se aspetta un figlio”.

“Quante donne – si chiede Appendino – possono scegliere di diventare madri consapevoli che avranno risorse, garanzie e qualcuno su cui contare dopo la nascita del figlio? Si, perché un capitolo a parte è proprio quello che inizia dopo il parto.Quando hai tra le braccia un neonato che ha bisogno di attenzioni 24 ore su 24 e che diventa un’assoluta priorità. Ma ben presto, se sei sola, se non hai un posto di lavoro sicuro (e spesso anche se ce l’hai), se non hai qualcuno che ti supporti, psicologicamente e materialmente, quella che dovrebbe essere l’esperienza più bella ed emozionante della vita diventa la principale fonte delle tue paure”.

 

“Hai paura di chiedere permessi al lavoro (ammesso che tu li abbia). Hai paura di non trovare posto in un nido pubblico. Hai paura di non avere le risorse sufficienti in caso di problemi imprevisti. Hai paura di ammalarti perché non avresti chi ti potrebbe stare accanto. E potrei andare avanti ore. Con paure che ti accompagnano ora, e che magari sono iniziate già prima. Quando dovevi dire al tuo titolare che eri incinta. Nella migliore delle ipotesi venivi giudicata come ‘quella che fa figli perché approfitta del posto fisso’, nella peggiore non sarebbe più stato il tuo titolare”.

“Ma quante donne – aggiunge la sindaca di Torino – oggi possono realmente autodeterminarsi nella scelta di percorrere una gravidanza? Vorrei un mondo dove ogni donna può vivere l’esperienza della maternità serenamente, dove ogni donna e ogni uomo hanno il diritto di diventare genitori in piena libertà, al riparo da ogni paura, con tutti gli strumenti normativi che uno Stato moderno può mettere a disposizione”.
 

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