Arena Robinson. Ezio Mauro racconta la storia di Julij Daniel, lo scrittore senza nome

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All’Arena Robinson l’ex direttore di Repubblica Ezio Mauro porta il suo libro del cuore, Il maestro e Margherita: “Un libro scritto con la febbre, dove tutto è elettrico. Un libro scritto magnificamente”. Ma con Wlodek Goldkorn, l’ex direttore di Repubblica parla anche dell’ultimo libro che ha scritto per Feltrinelli, Lo scrittore senza nome, che attraverso la storia di Julij Daniel racconta del primo processo alla letteratura, del primo processo ai libri, con due scrittori costretti a spiegare davanti ai giudici le frasi dei loro personaggi: due intellettuali, che non avevano nessuna intenzione di fare opposizione al governo, che nel 1966 vengono condannati ai lavori forzati. E tutto torna visto che Daniel era tra i più grandi estimatori di Michail Bulgakov.

Lo scrittore senza nome è la storia di un processo alla libertà di espressione. “Oggi – dice Mauro, per anni corrispondente a Mosca di Repubblica – stiamo passando dal dissenso all’opposizione, ma il dissenso nasce nell’aula di quel tribunale con due persone inconsapevoli che si trovano a difendere la loro dignità”.

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Mauro racconta che l’istruttoria per i due scrittori, che si erano conosciuti portando in spalla la bara di Pasternak, dura cinque mesi invece che due: “Cinque mesi passati in prigione, interrogati ripetutamente perché cadessero in contraddizione”.

Il libro è la storia di un processo difficile perché il codice sovietico non vieta di pubblicare i libri all’estero nè sotto pseudonimo. Ci vorrà una strategia per arrivare alla condanna. “Sembra una storia assurda – dice Goldkorn – sembra surreale che si processino i libri. Ma queste persone sono state imprigionate davvero, condannate a sei anni di lavori forzati”.

La storia di Daniel per trentatré anni ha ossessionato Mauro che raccontò la sua morte in presa diretta: “Non si poteva dire che fosse morto, ma ci fu un tam tam sotterraneo e in tanti si presentarono al suo funerale, così tanti che fu necessario spostare i mobili nella casa dei vicini”.

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Il libro è anche la storia del potere, del Kgb, che continuerà a sorvegliare Daniel anche dopo che ha scontato la sua condanna: “Gli sarà proibito di scrivere e potrà solo tradurre ma usando un altro nome scelto dal governo che gli verrà comunicato per lettera. Alla moglie dirà “C’è qualcuno che cammina dietro di me e cancella tutte le tracce che io lascio”.

Per 33 lunghi anni, dunque, Mauro ha cercato di salvare quelle tracce, raccogliendo con meticolosa precisione tutto quello che ha potuto dalla seconda moglie e dal figlio di Daniel. E ancora dalla moglie di Siniasky. Poi ha dovuto tenere fede alla promessa: “Mi hanno detto se non la racconti tu questa storia non lo saprà nessuno. Ma anche che i libri non scritti si vendicano”.

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Lo scrittore senza nome racconta di manoscritti chiusi negli armadi, nascosti sotto ai materassi; della colpa “di essere dominati dalla letteratura” dice Mauro. Anche il libro di Bulgakov aspettò 27 anni per essere pubblicato e nell’attesa, racconta l’ex direttore di Repubblica, “resterà nell’armadio delle commedie che lui chiama assassinate, quelle che aveva scritto per il teatro e che poi sono stare cancellate”. Sul leggio della sua camera Daniel teneva il Maestro e Margherita. “Nel libro Woland dice che i manoscritti non bruciano” dice Mauro. Come raccontare meglio Bulgakov e Daniel?

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One Reply to “Arena Robinson. Ezio Mauro racconta la storia di Julij Daniel, lo scrittore senza nome”

  1. Appena finito di leggere in un tempo record. Si fa fatica a non passare subito alla pagina successiva. Per chi ha anche solo sfiorato la vita nella Russia Sovietica,fa rivivere i ricordi e commuove. Complimenti all’autore.

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