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Arena Robinson, Tangentopoli trent’anni dopo spiegata a chi non c’era

Trent’anni dopo esiste ancora Tangentopoli? Il vice direttore di Repubblica Gianluca Di Feo e il giornalista Mario Consani ne hanno discusso all’Arena Robinson, nella terza giornata di Più libri più liberi, a partire dal libro di Consani “Tangentopoli per chi non c’era” pubblicato da Nutrimenti editore. 

“Tangentopoli doveva succedere in quel momento storico – dice Consani che seguì l’inchiesta per Il Giorno  – prima c’era una guerra fredda. L’inchiesta potè prendere piede solo dopo il crollo del Muro. Ma poi cosa è successo? Che il nuovo mondo somigliava al vecchio perché la Prima Repubblica era crollata ma a raccoglierne il testimone erano stati personaggi che avevano vissuto quella stagione. Oggi quando parliamo di corruzione parliamo d’altro perché i partiti non esistono più, sono più che altro formazioni che ruotano attorno ai leader anche se il finanziamento continua, pure quello non proprio lecito”

Di Feo, che seguì invece la maxi-inchiesta per il Corriere della sera, traccia il profilo di quegli anni, di quei grandi partiti, della massiccia presenza dei giovani, e chiede a Consani se davvero Tangentopoli “salvò” la sinistra. “Il Pci fini sotto inchiesta – dice Consani – ma quelli che lo riguardarono erano episodi che non facevano parte di un sistema. Il sistema era un’altra cosa: la spartizione degli appalti, per esempio, con la cresta che facevano i partiti, era proporzionale al loro peso. Il Pci partecipava in un altro modo: con appalti che venivano dati ad alcune cooperative che certamente poi erano generose nei confronti del partito. Erano finanziamenti sì, ma che non risultavano illegali. Non credo che ci fu però una mano più morbida sulla sinistra. E lo hanno dimostrato anche le indagini che si aprirono successivamente”.

Il dibattito ha raccontato anche il pool dal lato umano: Davigo, di destra tradizionale, Di Pietro, “il più poliziotto” poi fondatore di un suo partito. Saverio Borrelli che ascoltava musica classica mentre Di Pietro Cocciante. E ancora Francesco Greco e Gherardo Colombo. Come facevano persone così diverse a stare insieme?

“Colombo mi ha risposto che lavoravano insieme ma che ognuno seguiva un filone specifico – dice Consani – Ma centrale era Borrelli che teneva le fila”.

Gli indagati dal pool di Mani Pulite furono 4520: “Praticamente i vertici di tutta la classe politica e dell’imprenditoria dell’epoca” dice Di Feo che racconta che in solo giorno furono arrestate 120 persone. “Solo Ikea non sborsò le tangenti, allora aveva un solo punto vendita, ma diede un po’ di mobili facendoli passare per difettosi”.

Il processo fu chiesto per 3420 dopo un’inchiesta complicatissima fatta senza intercettazioni e con l’uso primordiale dei computer. Trent’anni dopo parlare di Tangentopoli serve a capire l’Italia di oggi.
 



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