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Arianna Fontana rompe con l’Italia: “Pronta a gareggiare con gli Stati Uniti”

Dopo mesi di silenzio, al ritorno da Salt Lake City, dove è volata con il marito e tecnico Anthony Lobello, Arianna Fontana si sfoga via social e attacca nuovamente la Federghiaccio. Lasciando immaginare scenari “mai presi in considerazione”. La portabandiera azzurra a PyeongChang 2018, undici medaglie olimpiche nello short track, ha come obiettivo chiudere la carriera ai Giochi di Milano-Cortina nel 2026. Ma non lo farà probabilmente da atleta azzurra. Durante i Giochi di Pechino, lo scorso inverno (un oro e due argenti), e anche nei mesi successivi, Fontana ha polemizzato con la Federghiaccio per il ruolo di suo marito come allenatore e sulle scorrettezze subite dai compagni di squadra (uno in particolare) durante gli allenamenti di gruppo. “Il sistema federale ci ha ostacolato in molti modi, ogni giorno ho dovuto farmi forza per alzarmi e tornare ad allenarmi, senza Anthony non ce l’avrei mai fatta”. Dopo Pyeongchang 2018 la 31enne, a medaglia in cinque Olimpiadi consecutive, ha vissuto da separata in casa con la Nazionale azzurra: è andata ad allenarsi in Ungheria, ha passato molti mesi in giro per il mondo sotto la guida di Lobello, tecnico esterno alla Federazione. Le cose, tra lei e la Figs, presieduta da Andrea Gios, non sono cambiate.

“Nessuna comunicazione costruttiva, fiducia irrecuperabile”

E così, accanto a una foto in aereo, ecco le dure parole di Arianna Fontana, via Instagram:  “Lascio Salt Lake City dopo aver rimesso i pattini ed esplorato nuove opzioni. Ho deciso di aggregarmi al viaggio che Anthony aveva già in programma qui per vedere cosa hanno da offrire gli Stati Uniti e Salt Lake City nel caso dovessi continuare il mio viaggio olimpico. Vorrei ringraziare gli allenatori e i gruppi d’allenamento con cui ho pattinato mentre ero qui. Grazie per aver accolto me e il mio allenatore a braccia aperte. È passato un po’ di tempo dall’ultima volta che vi ho aggiornato sui problemi che ho dovuto e devo affrontare. Purtroppo non ci sono state comunicazioni costruttive sulla mia partecipazione ai Giochi Olimpici del ’26 da parte della FISG dopo che, dall’aprile scorso, ci sono state ammissioni, da parte del presidente della FISG, di errori commessi e fatto promesse che non sono mai state mantenute. Lo staff rimane, in parte, quello che ha permesso ad atleti di prendermi di mira durante gli allenamenti e questo non è accettabile. La strada davanti a me non è facile, ma so che non tollererò più che il personale tecnico e federale prenda decisioni per isolarmi senza assumersi la responsabilità di queste decisioni”.

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“Tutte le carte sono sul tavolo”

“Alla base della nostra società c’è il senso di responsabilità nei confronti delle proprie azioni e parole. Non vedo perché dovrebbe essere diverso nello sport. Negare e non affrontare i problemi ha solo creato più problemi e so che non posso avere quel tipo di persone o problemi intorno a me se decidessi di continuare. Questo non è mai stato un “anno sabbatico”, non ho gareggiato perché non posso giustificare di gareggiare per una federazione che condona comportamenti e decisioni dannose nei miei confronti. Finché quelle decisioni e azioni saranno approvate, non tornerò e se dovessi decidere di competere in futuro, il mio percorso sarà completamente separato da quello che il direttore tecnico e il suo staff hanno pianificato per il gruppo italiano. In quel caso, mi dispiacerà non allenarmi con il resto degli atleti italiani, ma la mia fiducia nello staff tecnico e federale è irrecuperabile. Ho davanti a me decisioni importanti da prendere e tutte le carte sono sul tavolo, anche quelle che pensavo non avrei mai preso in considerazione”. E’ possibile, a questo punto, che Arianna Fontana opti per acquisire una licenza di un altro paese, probabilmente gli Usa. La strada verso Milano-Cortina della più vincente atleta della storia degli sport olimpici invernali azzurri (e la seconda in assoluto dietro i solo Edoardo Mangiarotti, che la precede con 13 podi olimpici nella scherma) sarà forse sotto un’altra bandiera. Una sconfitta enorme per tutto lo sport italiano, proprio nell’Olimpiade di casa.



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