Arizona, il ritorno di Trump: “Biden disastroso. Ci riprenderemo l’America”

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Un’ora da vecchio Trump. Pieno di livore, messaggi violenti, insulti agli avversari, di autocelebrazione. Con il cappellino rosso calato sugli occhi, lo striscione “Save America” alle spalle, e la folla in tripudio. Joe Biden definito “debole”, “disastroso”, la Speaker Nancy Pelosi “matta e corrotta”, l’immunologo Anthony Fauci il “re” mai messo in dubbio, e gli Stati Uniti “Paese comunista” dove “ogni libertà è a rischio”.

“Giù le mani dalle nostre famiglie – ha detto, rivolgendosi a Biden – giù le mani dal nostro lavoro, dai nostri bambini. La nostra salute non è affare tuo”. Il ritorno di Donald Trump sulla scena si realizza a Florence, cento chilometri a sud di Phoenix, Arizona, in questa piccola roccaforte trumpiana dove il tycoon nel 2020 aveva vinto di diciassette punti.

La gente è ammassata, senza mascherine, convintamente No Vax, seppure in questo Stato i contagi siano passati, in appena un mese, da una media di tremila al giorno a più di sedicimila. “Questo 2022 sarà l’anno in cui il popolo si riprenderà indietro l’America”, dice, riferendosi alle elezioni di Midterm, a novembre, quando i repubblicani probabilmente riconquisteranno la maggioranza alla Camera e al Senato. E le “elezioni del 2024 – aggiunge – saranno le più importanti della storia americana”.

Il tycoon è a suo agio quando si tratta di fare il mattatore. Ha parlato per quasi due ore, un po’ leggendo sul gobbo elettronico e un po’ a braccio, elettrizzando uno show che, rispetto ai canoni classici, ha proposto anche contenuti registrati, brevi video, montaggi audio in cui daglli altoparlanti sono arrivate le voci di commentatori televisivi e persone comuni che definivano Biden “idiota”, “disastroso”, “confuso”.

Prima di salire sul palco l’organizzazione aveva messo in fila “Mrs Robinson” dei Simon and Garfunkel, non si sa se con il loro permesso, in cui cantano “Gesù ti ama più di quanto credi”, e poi, subito dopo, l’immancabile “Macho Man” di Randy Savage, per passare al suono sinistro di campane a morto, ovviamente per l’amministrazione Biden.

Il comizio aveva assunto un valore maggiore dopo che Trump aveva annullato la conferenza stampa prevista alla vigilia delle commemorazioni del primo anniversario dell’assalto al Congresso, il 6 gennaio. Il suo staff lo aveva convinto a evitare l’appuntamento, ma lui ha solo rimandato quello che aveva da dire. Rispetto alla conferenza stampa, dove avrebbe dovuto rispondere alle domande, qui ha potuto portare avanti il suo monologo, e rilanciare le accuse di frode elettorale.

“Io amo l’Arizona – ha detto – qui abbiamo vinto alla grande, ma ci hanno rubato migliaia di voti. È stata una truffa totale, ma i media hanno nascosto i veri dati”. “I democratici – ha aggiunto – devono ingannare per vincere le elezioni. La vera insurrezione è avvenuta il 3 novembre” e non il 6 gennaio. L’assalto a Capitol Hill, ha detto Trump, “è diventata la scusa del partito democratico per giustificare un attacco senza precedenti alle libertà americane”. Chi ha partecipato all’assalto ed è stato arrestato, “è stato trattato in modo illegale in carcere”. “Perché – ha tuonato – non lo hanno fatto a quelli di Antifa, a quelli di Black Lives Matter?”.

La questione razziale, ma alla rovescia, è stata rilanciata da Trump anche per quanto riguarda il vaccino. “In alcune comunità – ha accusato – se sei bianco non ti vaccinano, se sei bianco non accedi alle terapie”. Ogni passaggio è stato accolto da ovazioni, urla come ai concerti, e l’immancabile “Iu-e-ssei”, Usa, Usa.

Bandiere americane ovunque. Cappellini rossi ovunque. Nel mezzo del comizio, l’ex presidente ha rivelato che il figlio più piccolo, Barron, ha avuto il Covid. “Ma il tempo di rifargli il test ed era andato via tutto”. Ha scherzato sul suo slogan, declinato in “Make America Great Again Again”. “Abbiamo reso grande l’America – ha commentato – ma ora non lo è più”.

È tornato ad agitare lo spettro dell’invasione dei clandestini, parlando di “decine di milioni” di persone entrate illegalmente, ma anche lodato il presidente del Messico, Andrés Manuel Lopez Obrador (“ho molto rispetto per lui, sarà socialista ma mi piace”.). Ci fosse ancora Trump alla Casa Bianca, ha detto di se stesso il tycoon, la “crisi Ucraina non ci sarebbe stata”. “Nessuno ci rispetta più, nessuno ha più paura di noi. Tutti sapevamo che Biden non era in grado, ma pochi pensavano che sarebbe stato così disastroso. Ma ci riprenderemo questo Paese”. “Riprenderemo la Casa Bianca”, ha concluso, definendo le elezioni del 2024 le “più importanti nella storia americana”.

Non ha annunciato la sua candidatura neanche stavolta, ma lo ha fatto con il brano sparato dagli altoparlanti alla fine del comizio, un vecchio soul sudista del duo Sam & Dave: “Hold on, I’m coming”. Tenete duro, sto arrivando. 

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