Arrestato il sindaco di Opera: mascherine per le Rsa distribuite a parenti e amici e appalti truccati

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E’ un sindaco infaticabile e premuroso, Antonino Nucera. Premura di trovare mascherine, dodici mesi fa, quando la pandemia era appena scoppiata e i dispositivi di protezione erano introvabili, a costo di sottrarle dalla fornitura per la Rsa Anni Azzurri, e distribuirne ai dipendenti, ai vigili, perfino alla ex moglie. Fatiche che il primo cittadino di Opera, 49 anni, calabrese di Melito Porto Salvo, ha condiviso con la 51enne compagna Rosaria Gaeta, palermitana, responsabile del settore Urbanistica, Edilizia e Lavori pubblici del comune dell’hinterland sud milanese, per favorire imprenditori amici. Gli ennesi Giovanni Marino e Giuseppe Corona, 40 e 51 anni soci della Marino Costruzioni. E i messinesi Rosario e Cono Bonina, padre e figlio di 71 e 46 anni, titolari della Veria srl. Appalti consistenti: il rifacimento del campo sportivo, delle scuole “Don Milani” e “Sacco e Vanzetti”, la manutenzione del cimitero di Assago. O più contenuti ma sempre consistenti, come la fornitura di tre termoscanner, del valore totale di 11mila euro, sempre per il municipio di Opera.

L’inchiesta dei carabinieri della prima sezione del Nucleo investigativo di Milano, guidati dal capitano Michele Mezzetti e dal tenente colonnello Antonio Coppola, ha smantellato un sistema di corruzione collaudato. In cui Nucera – accusato anche del peculato delle mascherine – era il factotum, Gaeta il braccio operativo e gli imprenditori amici i beneficiari in cambio di favori concreti, come la gratuita ristrutturazione dell’appartamento della dirigente comunale a San Donato Milanese: lavori per oltre 40mila euro tra opere in muratura, porte, serramenti e parquet. Entrambi sono finiti ai domiciliari, così come Marino, Corona e Rosario Bonina, in esecuzione dell’ordinanza cautelare firmata dal gip Fabrizio Filice. E un’interdittiva del divieto temporaneo di esercitare attività professionali raggiunge l’architetto bresciano 45enne Simone Firmo, accusato di aver manipolato il bando per il campo sportivo.

Ma i carabinieri, inizialmente coordinati dal pm Stefano Civardi e dall’aggiunto Maurizio Romanelli per le vicende di corruzione, hanno poi scoperto un nuovo filone riguardante lo smaltimento della fresatura d’asfalto, la parte residuale e più tossica di lavori stradali che, negli ultimi mesi, erano stati commissionati ad Opera e Locate Triulzi, nel Locate District, o nella demolizione di marciapiedi a Monza e Segrate. Tanto da aprire uno stralcio seguito dal pm Silvia Bonardi e dal capo della Dda Alessandra Dolci. Almeno mille tonnellate di materiale che, invece di essere stoccato presso i centri autorizzati a 16 euro la tonnellata, è stato via via riutilizzato per ricompattare terreni sotto una tensostruttura, sversati su terreni agricoli nel parco sud, interrati nel cantiere di una passerella pedonale. Un traffico illecito di rifiuti coperto da falsi verbali, moduli fittizi, bolle retrodatate. O, come scrive il gip, un “inquinamento procedurale generalizzato di tuto il settore comunale degli appalti”.

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