Attenzione alla legionella nell’acqua che beviamo

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L’Unione europea ha inserito la legionella tra i parametri per valutare la qualità dell’acqua potabile. Quella che sgorga dai rubinetti di casa, ma soprattutto dalle fontanelle e dai bagni pubblici di ristoranti, palestre o università, dove capita di lavarsi le mani oppure riempire borracce. La nuova normativa, che inserisce un limite omogeneo in tutta Europa, aumenta dunque la sicurezza del cittadino. “Era da tempo che se ne parlava – racconta Antonello Paparella, docente di Microbiologia alimentare all’Università di Teramo – e secondo i rilievi dell’Organizzazione mondiale della sanità, fra tutti gli agenti patogeni potenzialmente presenti nell’acqua potabile, la legionella è il batterio che nell’Unione europea causa il maggior onere sotto il profilo sanitario”.

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La pandemia non viene citata tra i motivi per cui si è deciso di aggiungere il microrganismo nella valutazione dell’acqua, ma secondo alcune analisi le chiusure prolungate causate dal Covid-19 potrebbero aver favorito la proliferazione della legionella. In che modo? “Forse in alcune strutture non è stata fatta una corretta manutenzione della rete idrica interna” commenta l’esperto. “Soprattutto dei terminali, quindi rubinetti o soffioni della doccia, che andrebbero periodicamente puliti, disincrostati e disinfettati”.

La legionella è un batterio che cresce nei bacini idrici, in particolare d’estate, quando l’acqua ha una temperatura tra i 20 e i 50 gradi. Causa una patologia infettiva dell’apparato respiratorio, che si può manifestare in due forme. Una meno grave, la febbre Pontiac, talvolta accompagnata da diarrea, nausea e sintomi neurologici (vertigini, fotofobia), ma senza coinvolgere i polmoni. E una più grave, la malattia del legionario, simile a una polmonite infettiva, che può insorgere con febbre, tosse e dolore toracico.

“Il termine è nato nel 1976, quando, durante un incontro tra i veterani della Legione in Pennsylvania, questo batterio ha colonizzato l’impianto di condizionamento dell’albergo in cui si svolgeva la convention, causando 211 casi di legionellosi”, racconta Paparella.

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La notizia della chiusura della facoltà di Giurisprudenza all’Università di Bari per accertamenti sull’eventuale presenza di legionella nell’acqua potabile è recente, ma anche se le chiusure durante la pandemia avessero effettivamente inciso sulla proliferazione del microrganismo, non c’è motivo di allarmarsi. Il potenziale contagio non avviene bevendo acqua, ma solo attraverso l’inalazione di goccioline di aerosol, quindi quando il getto del rubinetto viene nebulizzato oppure spruzzato.

I consigli utili iniziano da casa propria. “Se è un po’ che non si fa pulizia, smontare il rompigetto del rubinetto o il soffione della doccia e metterlo a bagno in aceto oppure nel cloro, che è la sostanza più efficace per disinfettare e inattivare i batteri” suggerisce il microbiologo. “Poi si può verificare, con il tecnico della caldaia, che aprendo il rubinetto dell’acqua fredda e calda, un minuto dopo l’apertura a flusso regolare, la temperatura della prima sia inferiore a 20 gradi e quella della seconda superiore ai 50”. Nei luoghi pubblici, invece, “evitare di creare inutili aerosol con getti troppo forti o di spruzzare l’acqua”.

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