Autostrade, la Ue chiede all’Italia di chiarire le norme sulle concessioni

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MILANO – Con la soluzione della questione societaria ancora in sospeso, la Commissione europea torna a bussare a Roma per chiedere lumi sulla gestione del dossier Autostrade per l’Italia. Bruxelles ha scritto all’Italia per chiedere chiarimenti in merito alle “nuove misure legislative applicabili ai contratti di concessione autostradale”. La lettera fa riferimento alle norme del Milleproroghe 2019, introdotte in relazione alla vertenza di Aspi – anche se nella missiva non è mai citata esplicitamente.

Bruxelles ha “ricevuto un numero considerevole di reclami e domande in merito a tali misure normative” e “alla luce delle preoccupazioni” sulla “compatibilità con il diritto dell’Ue”, formula 4 domande su cui chiede risposta entro 10 settimane.

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La lettera è della Direzione generale della stabilità finanziaria, dei servizi finanziari e dell’Unione dei mercati dei capitali e rientra nel meccanismo, denominato ‘Eu Pilot’, che precede l’eventuale avvio di una procedura. Nella missiva si fa riferimento al Milleproroghe emanato il 31 dicembre 2019 che “ha introdotto nuove norme applicabili ai contratti di concessione di autostrade sia futuri che esistenti”: in particolare, si citano le “nuove disposizioni di legge che disciplinano la procedura di estinzione anticipata della concessione in caso di violazione degli obblighi da parte del concessionario e un nuovo regime per il calcolo dell’importo dell’indennizzo e il relativo pagamento, nonché l’inapplicabilità delle clausole che consentono al concessionario di risolvere la concessione a seguito di una moditica normatica sfavorevole”. Misure che, puntualizza l’Ue, “comportano modifiche unilaterali dei termini vigenti dei contratti di concessione”.

La Commissione chiede quindi chiarimenti su tre punti. Sul primo, “Libertà di stabilimento e libera circolazione dei capitali”, Bruxelles si sofferma sulle modifiche apportate dagli articoli 13 e 35 e chiede due cose: “Quali sono i motivi dell’adozione di tali misure?” e “In che modo si accerterebbe la violazione degli obblighi del concessionario che farebbe scattare l’applicazione dell’articoo 35 del decreto?”. C’è poi un secondo punto, “Principi della certezza del diritto e della tutela del legittimo affidamento”: su questo gli autori del reclamo, spiega la lettera, sostengono che “le modifiche normative sono avvenute in modo inaspettato e non hanno tenuto conto della loro particolare situazione prevedendo disposizioni transitorie o indennizzi adeguati”. Se così fosse, le disposizioni del decreto “potrebbero violare i principi della certezza del dirititto e della tutela del legittimo affidamento”, osserva Bruxelles, che chiede all’Italia “in che modo il decreto garantisce il rispetto di tali principi?”.

Infine sul tema degli appalti pubblici (Contratti di concessione), il riferimento è alla concessione ad Anas in caso di risoluzione della concessione autostradale: “tale assegnazione provvisoria – osserva la Commissione – potrebbe equivalere a un’aggiudicazione diretta”, in linea di principio “incompativile” con la direttiva, se avesse una durata superiore al tempo strettamente necessario all’individuazione di un nuovo concessionario” tramite gara o se fosse associata ad una “modifica sostanziale della concessione”. Anche su questo Bruxelles vuole vederci chiaro e chiede alle autorità italiane di “esprimere il loro parere in merito alla suddetta potenziale violazione della direttiva sulle concessioni”.

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