Bassa Sassonia, la Spd vince le elezioni ma l’ultra destra di AfD sfonda e raggiunge l’11,5%

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Olaf Scholz può tirare solo parzialmente un sospiro di sollievo. In Bassa Sassonia il ‘suo’ governatore uscente Stephan Weil incassa il 33% dei voti, e la Spd resta il primo partito (anche se perde oltre il 3% rispetto a cinque anni fa). E i socialdemocratici si mostrano così in chiara controtendenza rispetto al trend nazionale, dove il partito del cancelliere è ormai scivolato dietro alla Cdu in tutti i sondaggi. Inoltre, è il primo voto regionale dalle elezioni politiche che hanno incoronato Scholz cancelliere in cui la Spd non incassa una batosta. Ma la Fdp, partner della coalizione ‘semaforo’ che governa la Germania, scende in Bassa Sassonia di due punti e mezzo al 5% e bisognerà aspettare lo spoglio per escludere del tutto l’ipotesi che finisca fuori dal parlamentino regionale. Un terreo Christian Lindner, leader della Fdp e ministro delle Finanze, ha ammesso la sconfitta regionale in tv e ha detto di ritenerlo un chiaro segnale a Berlino: “i nostri elettori non sono felici con la coalizione ‘semaforo’”. E’ possibile che la Germania assuma una postura più rigorista: Lindner ha un disperato bisogno di riconquistare il suo elettorato, tradizionalmente reazionario sui conti pubblici e l’Europa.

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I cristianodemocratici sono scesi in Bassa Sassonia al 28% e hanno perso cinque punti rispetto alle ultime regionali. La Grande coalizione potrebbe essere al capolinea. Il leader regionale della Cdu, Bernd Althusmann ha annunciato le dimissioni pochi minuti dopo le prime proiezioni. E il governatore Weil ha detto più volte in campagna elettorale di puntare a una coalizione con i Verdi. Il socialdemocratico, che conquista il suo terzo mandato consecutivo, ha parlato di una campagna elettorale “dura”. “Mai”, ha raccontato ai microfoni dell’Ard, “ho vissuto una campagna elettorale più segnata da angosce e preoccupazioni”. La leader dei Verdi, Ricarda Lang, ha detto a caldo che “siamo pronti” per un’alleanza regionale rosso-verde.

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Uno dei due unici partiti che guadagnano consensi sono proprio i Verdi, che superano il 14% dei voti conquistando sei punti rispetto al 2017. Ma appena un paio di mesi fa erano al 20% nei sondaggi. I Gruenen sembrano scontare il caos scoppiato a Berlino sulla crisi energetica, dove il ministro dell’Economia, il Verde Robert Habeck, è stato costretto ad annunciare il prolungamento di due centrali nucleari – un drappo rosso per l’elettorato ambientalista – e ha suscitato enormi polemiche con la ‘gasumlage’, la legge che avrebbe dovuto scaricare sulle bollette gli extra costi delle aziende energetiche ed è stata sventata all’ultimo momento. La sorpresa più inquietante di questa elezione regionale è l’Afd. Dopo tre anni consecutivi di crolli in tutte le tornate regionali e il 10% conquistato alle politiche, l’ultradestra tedesca riesce a mettere a segno uno strabiliante 11,5%, cinque punti in più rispetto al 2017. Gli slogan pro-russi, complottisti, l’allarmismo sulla crisi energetica hanno pagato.

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